Giugno 1968

un omaggio a Borges da una bibliotecaria mancata

Borges

GIUGNO 1968

Nel meriggio dorato
e in una serenità di cui il simbolo
potrebbe essere il meriggio dorato,
l’uomo dispone i libri
negli scaffali che attendono
e sente la pergamena, la pelle, la tela
e il piacere che dà
immaginare un’abitudine
e istituire un ordine.
Stevenson e l’altro scozzese, Andrew Lang,
riprenderanno qui, per virtù magica,
la lenta discussione che interruppero
gli oceani e la morte
e a Reyes certo non dispiacerà
stare accanto a Virgilio.
(Ordinare una biblioteca è
esercitare, in silenzio e modestia,
l’arte del critico.)
L’uomo, che è cieco, sa
che non potrà più decifrare
i bei volumi che tocca
e che non gli daranno aiuto a scrivere
il libro che lo giustifichi agli occhi degli altri,
ma nel meriggio che forse è dorato
sorride del suo bizzarro destino
e sente la felicità che è propriadelle vecchie cose che s’amano.

Jorge Luis Borges (da “Elogio dell’ombra”)

7 thoughts on “Giugno 1968

  1. Ho un caro amico non vedente al quale leggevo in passato i libri che amava.

    Ora, con grande mia gioia e piena soddisfazione sua, un computer gli legge con voce calda ( non metallica) i libri che gli abbiamo regalato noi amici.

    Chiara, devi pensare che un semplice C.F. non inviato alla tua casa editrice mi impediva di leggere il tuo librio.

  2. In occasione della odierna festa degli innamorati, mi piace attingere da un mazzetto di cartoline d’amore della mia collezione, e pubblicare le più antiche di loro, che hanno giusto un secolo di vita.

    Sono state spedite nel 1908 da “Nina tua” di Campobasso al suo Domenico .

    Ne scriveva una al giorno.

    Come si potrà constatare, il sentimento eterno dell’amore cento anni fa si manifestava in maniera che oggi può anche apparire strana. Non sempre era possibile vedersi e incontrarsi, sia per la lontananza sia per il controllo costante dei genitori. E allora venivano in aiuto degli innamorati i biglietti, le lettere, le cartoline d’amore.

    I gusti dell’epoca sono rivelati dalla scelta delle immagini, e delle parole. Tenere le immagini. Innocente e conciso il messaggio: “Pensieri cari cari saluti. Nina tua”. : “Cari pensieri e saluti. Nina”.

    Severo il velo pseudo religioso in una strana cartolina, con la croce ricoperta di fiori, ma più smaliziato il messaggio che ripropone l’eterno motivo della mamma che vigila sulla figlia. ” Era mio vivo desidero – confessa Nina a Domenico che all’epoca alloggiava a Campobasso, palazzo D’Onofrio – scriverti lettera ma oggi mi è stato impossibile avendo tenuto mamma sempre vicina. Quindi domani scriverò lunga lettera. Grazie della illustrata lettera, e vedo che il tuo pensiero è costantemente rivolto a me e questo mi rende calma felice. Nina tua”.

    L’amore trionfa, almeno stando all’immagine in cartolina, e al “Mincuccio mio caro”, con cui esordisce l’innamorata, che per il resto non si abbandona a nessuna smanceria sentimentale e prosegue: “Ringraziandoti degli auguri sinceramente affettuosi, faccio voti che tu riesca vittorioso nella prova che tanto ti preoccupa [forse un esame scolastico, un concorso?]. Ti scriverò appena potrò. Saluti. affezioni, pensieri, memorie. Nina tua”.

  3. Cara Giulia, è un vero piacere leggere le cose che posti. Ed è un vero piacere non tanto per i versi di Borges, quanto perché sento che sono attraversati dalla tua vita, e dalla tua grande bravura così umile (l’umiltà è una virtù rara, ma ancora prezione) e lontana da autocelebrazioni.

    Ti voglio bene.

    I.

  4. Grazie, Anchise, per le tue visite affettuose. E grazie per il dono del tuo blog, che contiene memorie condivisibili da molti, al di là del tempo e della terra di origine. La tua operazione di recupero è degna di lode. Un bacione.

  5. Utente anonimo con l’iniziale I (come chi dico io, e intendo il mio siciliano preferito?), ma giuro che non sono umile. Difetto di autostima, piuttosto, ma l’umiltà proprio non è fra le mie doti. Posto che sia sempre e comunque una dote, mumble mumble…

  6. Il tuo siciliano preferito non ci sta più con la testa e non sa dove andare a nascondersi dalla vergogna. Ma può andare anche peggio: pensa se mi fosse successo a letto!

    Per quanto riguarda l’autostima, credo che si tratti di una virtù troppo celebrata, al pari dell’umiltà una volta. Che ci frega dell’autostima? E comunque il pezzo che hai postato, a me personalmente, ha suggerito queste sensazioni di umiltà, cura e amore. Ma può darsi che mi sia sbagliato e che tu sia una antipaticissima autocelebratrice della tua bravura che non ama i libri ma li utilizza per esaltare il suo piccolo ego…. :-)

    Non credo proprio, ma tutto è possibile :-)

    Ti rivoglio bene, CHIARA!

    Il tuo I.

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