E non mi annoio

Da qualche anno passo quattro pomeriggi la settimana in una biblioteca comunale. Farmi assumere come sguattera aggratis è stato facilissimo. Faccio di tutto, da lavori di concetto a bassa manovalanza. Tutto tranne due cose: non spolvero (non lo farei neanche a pagamento, mi basta la polvere di casa mia) e non catalogo (anche se lo saprei fare, ma c’è la catalogazione centralizzata). Tra i lavori di concetto, il più gratificante è stato l’inventario, il primo nella storia pluridecennale della biblioteca. Mi ha richiesto nove mesi (oltre 26.000 documenti, in discreta parte infrattati) e l’ho fatto tutto da sola. Routinariamente mi occupo di tutto, prestiti, restituzioni, riordino, insomma saprete anche voi quanto c’è da fare in una biblioteca di grande traffico. Ma il ruolo che preferisco e che mi riesce meglio è quello di consulente letteraria. Infatti i casi disperati li mandano tutti a me. Il mio slogan è: nessuno deve uscire dalla biblioteca senza aver ottenuto una risposta. Ammetto che a volte, per mettere in pratica questo precetto, occorre barare un po’.
Ne sento delle belle.
I bimbi in età prescolare – o meglio le loro mammine spesso sull’orlo di una crisi di nervi – li sistemo facilmente con Topo Tip, la Pimpa e i dinosauri. Passati i sette anni, mi chiedono soprattutto aiuto per le ricerchino scolastiche: vanno sempre alla grande gli antichi egizi e gli insetti, ma anche gli “altropodi” e gli “anellìdi”. In prima media scoprono il famigerato Stilton o Capitan Mutanda (tutta roba che contribuisce a sviluppare il senso estetico nell’età evolutiva, suppongo). Comunque fra gli zero e i 13-14 anni devo dire che leggono. Cazzate anche, ma leggono. Peccato che alcuni, spavaldi, pretendano di entrare in biblioteca senza togliersi i pattini, ma la loro è fame di cultura che non guarda in faccia niente e nessuno.
Il vuoto arriva con l’adolescenza: se si eccettua il solito drappello di sgallettate che spulciano lo scaffale degli amoretti adolescenziali, a partire dalle scuole superiori smettono di leggere autonomamente e prendono in prestito solo i libri imposti dagli insegnanti. In inverno vanno molto i Visconti dimezzati, i Diari di Anna Frank,  i Bambini col pigiama a righe, i Sergenti nella neve e perfino – quest’anno – Madame Bovary, di cui ho consegnato più di una copia a studentelli costernati che parevano andare al supplizio (e ci andavano davvero, a dover leggere Flaubert a quell’età).
Giorni fa una ragazza di seconda superiore mi chiede:
– Vorrei qualcosa su  (apre un bigliettino e compita) Dickens, col ci kappa.
– Su o di?
(riapre il bigliettino, lo consulta attentamente, poi chiarisce) – Di.
– È per la scuola?
– Sì. La prof ci ha detto di leggere qualcosa di (ancora il bigliettino) Dickens. Una cosa qualunque.
Qualche prof che mi legge si offende se dico che il metodo didattico di quella sua collega mi suscita non poche perplessità?
Comunque cosa potevo fare, dare alla sprovveduta fanciulla allo sbaraglio un David Copperfield? Ma neanche il Circolo Pickwick! Le ho scovato un Canto di Natale illustrato nello scaffale dei ragazzi (però versione integrale) e l’ho mandata a casa in pace.
Un altro, diciottenne in crisi brufolosa, cerca un romanzo sulla vita militare, ma non durante la guerra perché i libri di guerra – dice – li ha letti tutti. Aspe’ che ti interrogo, se li hai letti tutti:
– Anche Comma 22?
– Uhm, no.
Aggiudicato. Mi saprà dire.
Maturanda che vuol prendersi avanti con le tesine:
– Vorrei qualcosa sul simbolismo.
– Quale, in poesia, in arte…
– Ah non so.
Per orientarla le sciorino tutto il nostro posseduto e alla fine opta per il simbolismo in arte, forse anche perché ci sono le figure. Poi però si accontenta di un fascicolo di Art & Dossier (saranno 40 pagine) e vai con Dio anche tu.
La signora che organizza pomeriggi teatrali al circolo anziani è alla ricerca della versione in italiano realizzata da Carlo Goldoni di una commedia dialettale di Giacinto Gallina. Ora, non perché io sia veneziana. E nemmeno perché conosca piuttosto a fondo Goldoni. Ma dico io per una semplice considerazione aritmetica: Goldoni (1707-1793) come potrebbe aver trasposto in italiano una commedia di Gallina (1852-1897)?? È stato uno dei rari casi in cui non sono riuscita ad accontentare una utente. La quale, non convinta, se ne è andata scuotendo la testa e annunciando che avrebbe cercato in qualche altra biblioteca.
E no che non mi annoio!

ps:
– Ma Liala non scrive più?

5 thoughts on “E non mi annoio

    • È una biblioteca pubblica che serve un bacino molto ampio, anche perché è consorziata in una rete di 30 biblioteche. Ci lavoro come volontaria e sono stata ben accetta da subito perché c’era gran bisogno di un aiuto. Se mi diverto? Ma son domande da fare? Una bibliofanatica come me lì ha trovato il paradiso! Te lo consiglio, provaci anche tu.

  1. Ma sai che qui non accettano volontari? Io c’ho provato, ma nulla.
    Adesso sto facendo la corte ad una biblioteca di un paese qui vicino, che forse chiude un occhio…

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