Lettere dal fronte .2

Cara sorella,
qui sempre tutto tranquillo. Stamattina, dopo colazione, sono sceso in paese per sgranchirmi le gambe; andare, è tutta discesa, è tornare che si fatica, ma così smaltisco un po’ di chili e mi preparo per il torneo di calcio, del quale ti parlerò la prossima volta.
Giù in paese ho una mia clientela fissa, un mio giro di vedove che mi tengono molto impegnato. Quando passo per la strada principale (l’unica peraltro) fischiettando con le mani in tasca, eccole che si affacciano una dopo l’altra e mi ricordano gli appuntamenti:
“Damien, per quel cancelletto del pollaio?”
“Domani senza fallo, dolcezza; contaci”.
“Damien, ho il tetto che perde!”
“Di nuovo, povera micina? Se finisco presto, vengo in giornata”.
“Damien, il tavolo traballa!”
“Lo rimetto a posto io, non crucciarti, cuoricino mio. Facciamo venerdì, va bene?”
“Damien, la legna è quasi finita. Quando vieni a tagliarne un altro po’?”
“Non prima di giovedì, temo. Ce la fai a resistere, tesoro?”
Le mie vedove sono tutte così: impazienti. E io cerco di accontentarle tutte senza suscitare gelosie. Ma sono anche generose, devo dire. Non mi lasciano andar via senza riempirmi di regali: marmellate, salami, noci, pollastri e altri doni in natura.
Oggi avevo in agenda il camino della vedova Norbert. C’era un vecchio nido ammuffito proprio in cima, mi sono bastati cinque minuti, e poi avessi visto come tirava. Abbiamo acceso un bel fuoco, riempito un mastello di acqua calda e abbiamo ho fatto il bagno insieme da solo.
Domani sistemo il cancelletto del pollaio della vedova Clémence. La vedova Clémence non è proprio sicura di essere vedova; in realtà, suo marito è uscito a comprare le sigarette un bel giorno prima della guerra, e non è ancora tornato. A lei fa comodo così perché spera di ottenere il sussidio, e intanto si comporta da vedova a tutti gli effetti. È quella che mi fa lo zabaione, per spiegarci.
Alle vedove mi dedico la mattina, perché il pomeriggio preferisco farmi un pisolino nella mia branda e dopo magari scrivere il mio romanzo. Non ho ancora deciso se metterci dentro anche le vedove. La scena del mastello però mi sembra buona: pensavo di metterla addirittura in copertina, così, per invogliare il lettore.
Come vedi, le mie giornate sono laboriose e varie; mi arrangio bene a contrastare la noia di questa guerra bloccata, in stallo, come dice il tenente che ha studiato, o in pareggio, come dico io, che sono
il tuo affezionato fratello dal fronte
Damien

poscrittum: sono molto contento delle notizie che mi dai, in particolare mi congratulo con il prozio Eustace per il ritrovamento della sua dentiera e con la cugina Philomène per la sua nuova gravidanza (però, scusa, non era vedova anche lei?)

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