La calata dei barbari e il calo della cultura

Ne parla, pur senza esprimere nulla che non sia già evidente a chi ha un minimo di sale in zucca, Pietro Citati sul Corriere cultura di oggi.
A margine, mi permetto di dissentire – ma a puro titolo personale, e anche a nome di alcune casalinghe di Voghera come me – sulla scelta dei due libri portati a esempio di letteratura alta eppure di successo degli ormai arcaici anni settanta. L’insostenibile leggerezza dell’essere l’ho trovato insostenibile e presuntuoso; l’altro, Le nozze di Cadmo e Armonia, dopo un avvio entusiasmante, mi ha stremata.
Inoltre a Kafka aggiungerei, per dirne uno, Steinbeck.
Per fortuna, a scuola fanno leggere Calvino: tutto sta a cosa ci capiscono.

 ps: secondo me, un pezzo come questo di Citati avrebbe potuto scriverlo, rendendolo anche più accattivante ed esaustivo, un qualunque blogger di medio livello.

10 thoughts on “La calata dei barbari e il calo della cultura

  1. L’avevo letto anch’io e avevo avuto le tue stesse impressioni.
    Penso che certi libri andrebbero usati come esche per attirare le nuove generazioni, abituate solo alla TV e ai suoi ritmi narrativi.
    E poi sono moltissimo d’accordo con l’idea di abbassare i prezzi dei libri.

    • Però è stravero che una cattiva editoria imbarbarisce i gusti. Questo è il punto più drammatico e sconfortante di quella disamina. Dovremmo essere noi lettori, lettori seri e selettivi, a opporci a queste squallide scelte di mercato.

        • Ops, no, e quindi ho frainteso il tuo commento.
          Il libro di Lipsky ce l’ho sul comodino, of course, e confermo che mi riconosco sempre in tutto ciò che dice(va) e pensa(va) DFW. Era uno che ci vedeva bene e che sa(peva) spiegare le cose più complicate come le più semplici, e soprattutto quelle più sgradevoli, in un modo così garbato e trasparente che nessuno può fingere di non averle capite.

  2. Credo gli scrittori “veri” odino i blog. Almeno così fa Diego De Silva. Comunque concordo con te che un pezzo così poteva scriverlo meglio uno qualsiasi, magari uno che non viva sulla luna.

    Detto questo, come ho già citato milioni di volte, David Foster Wallace disse che la responsabilità della poca diffusione della lettura dipende in gran parte dagli scrittori. Per quanto mi riguarda, credo che sia meglio che la gente legga qualsiasi cosa piuttosto che nulla. Non si può pretendere che un lettore medio cominci da “Delitto e castigo”, perché, parliamoci chiaro, ragazzi, noi blogger/lettori non siamo assolutamente un campione rappresentativo dell’italiano medio. Con quasi nessuno dei miei amici posso parlare delle mie letture.

  3. Non sono tanto d’accordo che sia meglio leggere qualunque cosa piuttosto che non leggere. L’educazione alla lettura (e alla buona lettura) può partire molto precocemente, e là dove sia carente la famiglia dovrebbe incaricarsene la scuola (see, la scuola… a patto che si aggiorni). Ma sempre di educazione si tratta. Educazione a saper distinguere, a formare il gusto, a stimolare il neurone.
    Poi hai ragione tu a dire che noi qui, blogger/lettori compulsivi, non siamo rappresentativi. Se io avessi almeno tre persone (due le ho: mia sorella e mio fratello) con cui parlare di libri come faccio con voi qui, non credo che sentirei il bisogno di tenere un blog.

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