Blacklist

 

Chiamatemi snob, ma io ho una lista lunghissima di crimini linguistici che mi fanno venire la pellagra. Appartengono in genere alla categoria “non-so-né-leggere-né-scrivere-né-articolare-un-pensiero-tutto-mio-per-fortuna-che-ci-sono-i-luoghi-comuni”.
Alcuni esempi illuminanti e ampiamente, quotidianamente e asfissiantemente sfruttati dai giornalisti dei tg (elenco provvisorio e in permanente aggiornamento, sono gradite segnalazioni, astenersi perditempo):

– una manciata di
Ragioniamo terra terra, cos’è che si misura a manciate? A casa mia, ciò che sta in una mano, tipo cereali e legumi, tipo sassi o biglie o bottoni o spiccioli, tipo caramelle o cioccolatini, e nella peggiore delle ipotesi medicinali in pillole. Non certo edifici in muratura (una manciata di case arrampicate sulla collina) o intervalli di tempo (solo una manciata di secondi ci divide ormai dalla mezzanotte).

– mozzafiato
Ma non c’è proprio un altro aggettivo più definito per descrivere un panorama o un thriller? Mozzafiato lasciamolo alle curve delle siliconate, che tanto si accontentano di un linguaggio rudimentale e dubito possano capire certa inarrivabile duttilità ed eleganza della nostra lingua.

– un vero e proprio arsenale
Ahò, ma possibile che tutti i depositi di armi clandestine ricadano sotto questa ritrita definizione? I giornalisti la usano come slogan sensazionalistico mentre commentano i filmati dei carabinieri reduci da (altro slogan) un blitz culminato in un maxisequestro.

umanitario 
Sono perplessa sull’uso di questo aggettivo in riferimento a un evento catastrofico.  Umanitario non significa che coinvolge  molta povera gente, ma che ama e soccorre molta povera gente. Le catastrofi, casomai, le vedo disumane, ma forse sono io che ho l’orecchio troppo esigente.

– la morsa del gelo
Ma insomma, sforzatevi un cicinìn, trovate un’altra formuletta, perché questa la recitate drammaticamente quanto meccanicamente a ogni piè sospinto, fino a farle perdere il reale spessore. E per favore siate seri, quando torna un po’ di sereno non annunciatelo con frasette rubate alle poesiole di prima elementare, tipo il sole ha fatto capolino.

attenzionare
Ricordo ancora la corsa in bagno che ho fatto tre anni fa quando, all’apertura dei lavori di un convegno internazionale a Venezia, una docente di Letteratura dell’università di Ca’ Foscari si è compiaciuta di inserire nella sua dotta prolusione questo abominevole verbo.

piuttosto che
Spiegatemi per favore l’uso dissennato di quel malefico piuttosto che, che secondo certa moda vigente sarebbe equivalente al semplice, banale e plebeo o (disgiuntivo). Spiegatemi perché piuttosto ha perso questo suo italico valore per assumere quello di una congiunzione, con tutte le ambiguità del caso. Questo blog lo bandisce, sia chiaro.

assolutamente sì, assolutamente no.
Eddai, pare tanto brutto dire solo o no? Cosa ci aggiunge, l’assolutamente? Un’autorevolezza inconfutabile? Un’enfasi gratuita anche se (o proprio perché) state dicendo, come vien da dubitare, una falsità?

MAIcrosoft
Ma voi dite mAIcroscopio, mAIcrosecondo, mAIcrofrattura? E allora perché ogni microsecondo che passa devo sentir dire MAIcrosoft? Micro viene dal greco, per Zeus!

– su mission, step e quant’altro la mia tastiera si è ribellata. Quando è troppo è troppo, dice, passiamo oltre.

– trovo anacronistico definire anziane le persone già a partire dai 55-60 anni. Allora i novantenni ancora vigili e autosufficienti di cui la vecchia Italia è piena li dovreste definire decrepiti. L’età media e la qualità della vita nella terza e quarta età si sono molto alzate: aggiornatevi, cribbio. Ma non tanto da coniare un ipocrita diversamente adulti, perché so che ne sareste capaci.

– trovo poi ingiustificabile definire premier il presidente del consiglio. Se non sbaglio, la moda è entrata in vigore con Berlusconi, io prima non mi ricordo che si usasse questo anglicismo. Oggi invece, oltre al premier, abbiamo al ministero della giustizia il Guardasigilli e alla presidenza delle regioni dei Governatori (perché non Vicerè, magari?). Il Lavoro è diventato il Welfare. E poco ci manca che il medico legale sia rinominato coroner. Il massimo dell’ipocrisia è aver promosso le entraîneuses a escort. Sono sicura che in italiano esiste il termine corretto per questa categoria, anche se in questo momento non mi viene in mente.
Manie di grandezza di un’italietta proprio piccola piccola, e fondata sulle banane.

ps: anni fa, a un convegno medico, ho sentito un relatore italiano pronunciare all’inglese il vocabolo latino placebo. Con ineffabile disinvoltura, lo ha trasformato in un plassibo che mi procurato all’istante una crisi convulsiva. Da quel giorno non sono stata più la stessa.

12 thoughts on “Blacklist

  1. Ciao Melusina,
    il problema dei luoghi comuni è che ognuno ha i suoi, e nemmeno se ne accorge. Copio e incollo a caso dal tuo post (perdonami):
    – esempi illuminanti (sicura che illuminano?)
    – ragioniamo terra terra (da quelle parti si striscia, non si ragiona)
    – siliconate (direi che vale come “lampadate”, ovvero: da quando esiste il verbo “siliconare”? è molto diverso da “attenzionare”?)
    – ritrita definizione (chi l’ha tritata la prima volta? e chi l’ha tritata di nuovo?)
    In quanto a Microsoft, ogni lingua pronuncia il latino e il greco con le proprie regole. Pure l’italiano, per esempio, dice “geo” e non “gheo”: se rispettassimo il greco dovremmo dire “gheografia”. Io tendo a pensare che Microsoft sia inglese, e si debba pronunciare con le regole dell’inglese. E se parlo in inglese a un convegno dico “plasibo” e “plas” semplicemente perché altrimenti non mi capiscono: sono io che mi adatto alla lingua che parlo. Poi magari mi scappa la pronuncia inglese anche quando parlo in italiano, in quel caso perdonami.
    Tutto per amor di discussione, eh. Grazie per avermici fatto pensare.
    Paolo

    • Via, si faceva per gioco. A cominciare dal titolo, ironicamente voluto in inglese quando poteva starci tranquillamente un italianissimo “lista nera”. Non sono una purista; diciamo che ho una sensibilità tutta mia che tende a sussultare davanti a una forma linguistica piuttosto che (nel senso corretto della locuzione) a un’altra. I luoghi comuni non sono un reato: sono frutti di una tradizione. Diventano stucchevoli quando inducono a dubitare sulla padronanza più generale del nostro bel lessico, vario e completo come pochi.
      Ora ne userò uno anche io nei tuoi confronti, ma ti prego di credere che è perché è il modo più semplice, diretto e sincero per dirti ciò che penso, anche se sembra una frase fatta buona per tutte le circostanze: la tua attenzione mi ha oltremodo lusingata. Grazie :-)

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