L’età dell’argento

Da un quadro una storia:
Henri Matisse – Mme Matisse, 1913

Grazie, sì, adesso sto bene. Mi sono rimessa abbastanza, da qualche giorno ho anche ripreso a uscire, adesso poi con questo sole tiepido, queste prime giornate di primavera… Ho preso l’abitudine di mettermi qui, a questo tavolino tranquillo nel parco. Mi faccio servire un tè, mi leggo un libro, mi guardo intorno, respiro. Insomma sto meglio, anche internamente. Come serenità, intendo.
È stato un inverno un po’ così, difficilino; sa, quella tosse che non passava mai. In famiglia poi abbiamo sempre avuto tutti i polmoni un po’ delicati: il povero papà è morto giovane in un sanatorio svizzero, lei capisce dunque. La mia comunque è stata solo una brutta bronchite. Vede? mi porto sempre dietro una sciarpina, per prudenza.
Sì, sono stata dieci giorni in ospedale, più che altro per precauzione. Il cuore non c’entrava, per fortuna quello è a posto. Dice però il mio dottore che mangio troppo poco, così mi fa fare delle curette a casa. Le iniezioni viene a farmele la sua infermiera in persona, una carissima signora con la mano d’oro. Poi ho tante amiche, ci sentiamo, vengono a trovarmi, oppure vado io da loro. Mia sorella è venuta a stare con me qualche giorno, appena uscita dall’ospedale, e ci siamo fatte molta compagnia. Come quando eravamo ragazzine, abbiamo passato pomeriggi leggendo libri ad alta voce.
Mio figlio insiste che mi trasferisca da lui, in campagna. Hanno una casa grande con tanto verde intorno, un posto tranquillissimo. Dice che l’aria di città mi fa male, con tutto questo smog, questa umidità. Non che gli dia torto, sa. Però cosa vuol mai, non è che abbia tutta questa voglia di cambiare. Alla mia età, poi. Ottanta, carissima, ottanta. Lei lo farebbe? Sia sincera: lascerebbe la casa dove ha vissuto quasi una vita?
Lo smog, capisco; però qui ho tutto, tutto quello che mi serve, tutte le cose che amo. Le mie abitudini, le mie comodità. Il dottore, le dicevo, che mi conosce da tanti anni; le amiche; un appartamento grande con un bel terrazzo pieno di piante, tutti i miei libri, i miei quadri, i miei armadi pieni di cose, il mio studiolo così confortevole col pianoforte e la collezione di fermacarte di cristallo. La mia libertà, capisce. La mia intimità. Sono doni che cercherò di difendere più a lungo possibile, proprio per cercare in questo modo di fermare la vecchiaia.
Sola no, non mi sento sola. Non mi sento affatto sola, e non lo sono realmente. Mi sentirei più isolata in una villa di campagna, dopo aver vissuto tanti anni in un palazzo di città.
Quando era vivo mio marito, abbiamo viaggiato molto. Sono stata in alberghi di lusso nelle più grandi capitali del mondo, ho visitato musei e castelli, però sa, ogni volta che tornavamo a casa era un bel momento. Ritrovare gli odori e i rumori di casa propria dopo un viaggio, beh è impagabile.
Non so, tutt’al più potrei pensare di svernare in Riviera l’anno prossimo. Ma è presto per pensarci, non crede? Per adesso mi godo questo inizio di primavera in città. Mi sento proprio benino. Aspetto le rondini, questione di giorni.

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