XX, XY e varianti

Sono passati anni dall’ultima volta che mi sono innamorata di un uomo. Innamorata di quell’amore che si prova su base ormonale tra generi diversi, e nel mio non raro caso anche sulla base di (spesso stolte) fantasie. Di quell’amore, infatti, che affetto da incurabile miopia vede solo ciò che vuole vedere ed è pertanto destinato a misere disillusioni. Ora gli uomini non li amo più, non così almeno. Anche perché i miei ormoni, quelli che mi spingevano verso di loro, hanno avuto la loro parte più che a sufficienza, e non posso proprio lamentarmene (tranne per certe numerose eccezioni in cui mi è andata buca, ciò va detto a onor di verità).
Che non ami più gli uomini non significa purtuttavia che ora ami le donne. In generale non le ho mai amate né su base ormonale né caratteriale e meno che meno corporativa. Sono una donna, questo ho sempre pensato, non una consorella, un membro di un club, una pecora di un gregge, un numero di una categoria. In confronto a certe donne, potrei definirmi un uomo. Oppure più donna di altre. Tutto è relativo.
Dunque chi amo non è necessariamente uomo o donna, anzi finalmente sto mettendo in pratica un mio vecchio e radicatissimo concetto circa l’aleatorietà e la forzatura dei generi.
Voglio dire, chi oggi come oggi mi attrae, mi interessa e potrebbe anche facilmente innamorarmi sul piano intellettuale è la persona intelligente. Tutto qua. Né maschio né femmina né neutro. Distinzioni bizantine, puerili, da ragionieri. Ciò che mi seduce è l’intelligenza. Oltre non vado, non cerco e non chiedo.
Se qualcuno esprime pensieri intelligenti, mi interessa.
Se qualcuno scrive bene codesti pensieri, ancora meglio.
L’idea di conoscere e magari interagire con una persona intelligente mi procura un confortante senso di sicurezza. Mi affido alla sua intelligenza, me ne sento protetta. Ascolto il verbo di una persona intelligente, e credo fermamente che con esso  – quel verbo – mi salverò. Una persona intelligente rivestirebbe per me il ruolo paterno e quello materno, e anche quello dello zio sornione che fa le sorprese ai nipoti e quello della nonna angelica che li aiuta a uscire indenni dai casini. La persona intelligente legittima i miei errori e le mie baggianate, perché io non sono altrettanto intelligente, e ciò è bene, è bene avere qualcuno più intelligente di noi cui ricorrere per riconciliarci con la nostra inferiorità. Non credo convenga essere troppo intelligenti: è molto meglio lasciare che qualcun altro si prenda questa responsabilità al nostro posto, così passeremo a lui le nostre domande idiote e lui, anzi lei, la persona più intelligente di noi, misericordiosamente e con grande fair play ci fornirà tutte le risposte, gratis e volentieri.
Per mia personale esperienza, raccomando di cercarsi questo faro di intelligenza fra le conoscenze virtuali. Il ricorso alla loro protezione potrà essere fatto entro la discrezione di uno scambio di pseudonimi salvando così l’amor proprio di entrambi, e chi s’è visto s’è visto.

11 thoughts on “XX, XY e varianti

  1. Ormoni a parte (nel senso che i miei ancor non hanno avuto la lor parte a sufficienza), quoto tutto e tutto mi spinge credere che tu sia, hic et nunc, un faro del mio (dico dolce?) naufragio.

    • Eh no, non giriamo le carte: sei tu che fai da faro a me, non viceversa. Ti sarai accorto che tutte le sere, quando ti accendi, io con la mia barchetta arranchiamo nelle onde lì, intorno al tuo fascio di luce.

  2. Ah guarda, con me caschi benissimo.
    Ho in comune parecchie qualità con le persone più intelligenti dell’umanità:
    sono mancino come Leonardo, faccio le linguacce come Einstein e porto gli occhiali come Bill Gates.

    • Ma infatti, la miopia è uno stato simile all’incanto, una condizione di sogno perpetuo. L’amicizia invece, ammetto: non sono molto preparata. Ho avuto molte più passioni miopi (o cieche del tutto) che rapporti stabili di amicizia. Ma quello che vanto con te, guardando indietro negli anni, direi che è senz’altro fra gli esempi meglio riusciti :*

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