Binario giardino

“Beh, allora? – mi fa l’Unicorno, occhieggiando un po’ preoccupato tra le frasche.
“Allora cosa? – ribatto svogliatamente, e anche un po’ trafitta dal senso di colpa.
“Possibile che tu non abbia niente da raccontare? – insiste incredulo.
Possibile sì. Mica sono una macchinetta. Mica scrivo per contratto. Mica posso raccontare sempre stupidessi. E neanche mi va troppo di spacciare brodini tiepidi.
A chi vuoi che interessi sapere che oggi la vicina qua di fronte ha avuto i giardinieri tutto il giorno? Hanno depilato la palma, scarnificato l’olivo, squadrato le siepi a parallelepipedo e tornito gli arbusti a sfere tutte uguali. Uno spettacolo pietoso, un’elegante carneficina. Metti una cesoia in mano a un uomo, e questi sono i risultati.
Vale forse la pena scrivere un post per informare che nel pomeriggio, in biblioteca, il mio francese è stato provvidenziale per assistere due nuovi utenti provenienti dal Burkina Faso? E che è anche arrivata la fotocopiatrice nuova, e che ho già capito che non imparerò mai a usarla?  Del resto non avevo ancora finito di imparare a usare quella di prima.
Emozionante ma non da prima pagina è la notizia che, prima di cena, ha telefonato la figlia italo-haitiana-parigina per annunciare che venerdì ha un colloquio di lavoro e che intanto ha inviato i documenti per quel corso alla Sorbonne. Per adesso studia,  fa un po’ da baby-sitter ai bambini della signora di sopra e impara a usare il suo nuovo Mac (a parte il Mac, il resto fa molto bohème, no?)

Io da qualche giorno non scrivo, è vero, però giuro che leggo. Leggo libri e leggo blog. Trascuro, e non vogliatemene, quelli di ricettine di cucina, sfoghi sentimentali, consigli cosmetici, anticipazioni sulla moda e discussioni sul calcio.
E scriverò, questo è certo, quando mi capiterà qualcosa di più originale di quanto esposto sopra. O quando arriverà l’anticiclone, perché non so a voi ma a me ‘sto tempo mezzo e mezzo, né carne né pesce, più freddo che caldo mi fa un effetto vagamente narcotico. Mi sembra di stare seduta da giorni in una sala d’attesa aspettando un treno che non arriva. Ma non è che lo abbiano soppresso. È solo in ritardo. E quando arriverà ci salirò su e racconterò la sua storia.
Anzi quella storia forse ce l’ho già in mente, pensa un po’. L’incipit potrebbe essere “La notizia dello scoppio della guerra ci sorprese in villeggiatura“.
Dovrebbe funzionare.

6 thoughts on “Binario giardino

    • In certe stazioni ci sono uno o più binari tronchi, diciamo di stazionamento, di parcheggio. Da lì non si parte, al massimo si aspetta. In genere sono periferici rispetto alle banchine e alle pensiline, come se stessero in campagna rispetto al centro. A Venezia Santa Lucia, per esempio, chiamano binari giardino anche quelli più recenti, costruiti però all’esterno. A Vicenza il binario giardino invece è il più prossimo alla stazione ed è separato dagli altri da una bordura di piantine verdi.

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