Notte prima degli esami

21 luglio 1969, stanotte tutti svegli a guardare la tivù: si va sulla Luna!
Io per la verità quel viaggio lo avevo già fatto con Jules Verne, e con Asimov ero sbarcata anche molto più lontano, ma ero pur sempre una fresca diciottenne cresciuta negli anni della guerra fredda  e dell’era spaziale (i comunisti cattivissimi, gli americani invece buonissimi che quindi meritavano di vincere) perciò ma sì, dai, viviamocela, questa notte magica in bianco e nero, con il bel Tito Stagno – il più americano dei nostri giornalisti di allora – e l’arguto Ruggero Orlando che mal che andasse faceva sempre ridere.
Un caldo da liquefarsi. A Trieste quando fa caldo fa caldo, mica si scherza. Il Carso tremolava nell’afa in quei pomeriggi di canicola incorniciati dalla finestra di camera mia. L’acqua del golfo era immobile come uno stagno d’asfalto intorno al molo Audace. Si grondava giorno e notte, in quei tempi remoti in cui l’aria condizionata l’avevano solo a Cape Canaveral. Noi invece, manco la coca cola, che era roba troppo avanti: acqua di rubinetto e limone di frigo. Eventualmente, piedi a mollo in bacinella e ventagli di carta giapponesi.
Questa è la cornice. Vengo al fatto (intanto vi ho fatti aspettare, così resto in tema).
A inizio serata avevamo preso posto tutti e cinque fra divano e poltrone davanti al televisore. Il primo a cedere è papà, cui la giornata risultava sempre pesante e poi non era, per sua natura, un uomo curioso. Mamma è più eccitabile, ma anche lei verso le dieci sceglie di andare a letto con un libro della Du Maurier. I miei fratelli si annoiano, e si eclissano subito dopo. Rimango alzata solo io, decisa a sfruttare l’euforia di quella trasgressione al solito orario. Abbasso al minimo l’audio e mi accomodo nella posizione più distesa possibile e perfettamente al centro dell’eventuale correntina d’aria che si fosse decisa a transitare nel salotto arroventato.
Immagini sfocatelle e grigiastre, piani americani di giornalisti che riempiono l’attesa ripetendo all’infinito commenti e previsioni, preparandosi al grande momento di cui saremmo stati testimoni e che loro avevano il privilegio di scortare nella Storia.
Io allora mica lo sapevo che di ben altri momenti della Storia sarei stata testimone in diretta televisiva. Momenti che, col senno di poi, hanno cambiato le nostre vite assai più di quell’equipaggio di astronauti mandati sulla Luna salcazzo a fare cosa. Le picconate – e le mani nude – sul Muro di Berlino. Il ragazzo di Tienanmen. Le due Torri trapassate dai fulmini di Allah. Ma quella notte mi piaceva essere sveglia e alzata da sola ad aspettare. Ad aspettare, come già detto, salcazzo cosa.
Alle undici mi si chiudevano gli occhi. Resisti, mi diceva Tito Stagno: manca poco. Dopo un altro po’, continuava a mancare sempre poco. Talmente poco che Tito Stagno, forse stufo anche lui come me, provò a bluffare e annunciò emozionato che gli eroi avevano toccato. Magari. Invece macché, lo sgamano e lo fanno rettificare “Mi dicono che non è vero“.
A quel punto, dopo cioè quella storica battuta, il clou dello show per me era già arrivato, e guardando l’orologio decido che non è più così importante seguire centimetro dopo centimetro quegli ultimi dieci metri che mancavano all’allunaggio vero e proprio.
Insomma, non ho aspettato di vedere in diretta il piedone che lascia la prima orma né i saltelli da orso alticcio sulla cenere lunare. Ho spento la tivù e, facendo pianissimo per non svegliare gli altri, me ne sono andata a letto.
Avevo, del resto, un ottimo motivo: la mattina dopo, dovevo sostenere gli orali della maturità. Senza aria condizionata. Quello sì che sarebbe stato un evento storico da coprire in diretta, altro che Luna.

* * *

Questa indegna spiritosaggine partecipa all’eds Attesa, lanciato dalla Donna Camèl, insieme a:
– SpeakerMuto con Ti aspetto
– Hombre, con Faccio lo sborone
– firulì firulà (1) con E tu come stai?
– Lillina con Anime
– Dario con Ombre di fiori sul mio cammino
– Chiagia con In-attesa
– firulì firulà (2) con Quanto manca alle nove
– firulì firulà (3) con Credevo, e invece
– La Donna Camèl con Quanto a me
– Pendolante con Il melo
– MaiMaturo con E se

10 thoughts on “Notte prima degli esami

  1. Ecco l’altro lo aspettavo mica per nulla avevo meso all’altro Melusina 1!
    Aggiorno subito Melusina 2, se vuoi continua i numeri sono infiniti!
    Chissà perchè però io per il 69 ho un debole

  2. [mi autocensuro il commento sul 69 anche se non andrebbe proprio del tutto fuori tema firulì firulà …]

    bello avere un ricordo così nitido, però.
    i miei son molto più sfocati.
    brava melu, come sempre.

  3. Pingback: Il melo (racconto non pendolare) | Pendolante

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