Madame, ou la promenade

Mi sono persa nel bosco, ma mantengo la mia compostezza.
E non è nemmeno vero che mi sia persa; casomai mi sono ritrovata, in questo bosco dove comunque è impossibile perdersi. Qui gli alberi non sono sbarre opprimenti di prigione, né inciampi sotto le zampe del mio cavallo, bensì tenui trasparenze che accolgono il nostro passaggio e si fondono con le nostre forme in un unico fluire come di risacca. La natura ci accarezza sotto le nostre carezze, diventiamo esili tronchi noi stessi che si ricompongono subito dopo il nostro passaggio, mentre noi filtriamo in foglie, in cielo, in nebbiolina. È un trapasso senza ferite né cicatrici, uno scambio di dolci sfioramenti e abbandoni. Ci diamo e ci trasformiamo come le sfumature dell’acqua in una laguna tranquilla. Transitiamo in un sistema di vasi comunicanti che nulla perdono e tutto rispettano. Attimi di lunare pienezza nel vivo di giornate cruente fra le mura troppo ornate di una casa troppo grande, troppo fastosa, troppo invadente. Attimi quasi di apnea come di pesci a pelo d’acqua. Si potrebbe sentire il vecchio fruscio della Terra che gira su se stessa e regola gli orologi degli uomini, togliendo il sonno a quelli che puntano tutto sul futuro dimenticando di dissetarsi.

Tra poco tornerò, tornerò al mio posto fra i candelabri, le tappezzerie, i domestici, il grammofono che starà suonando qualcosa di Stravinskij, gli specchi e gli armadi e le fatuità da salotto, la poltrona e il cognac di mio marito, e poi ancora lui, stasera, a bussare alla mia porta. Lui che non sa, non immagina, non può nemmeno concepire che le cose possano essere molto, oh molto diverse da ciò che sembrano.

nell’immagine: René Magritte, Le blanc-seing, 1965

11 thoughts on “Madame, ou la promenade

  1. E’ molto bello questo post. Nel bosco ci si perde, vedi Dante nella selva oscura, vedi anche i protagonisti di alcune fiabe, … , ma ci si perde davvero, come individui prima di tutto. Il cavallo, la natura selvaggia, fanno pensare ad un diluirsi nella natura,non più esseri autocoscienti, ma animali affidati all’istinto, che non sanno di non sapere e vivono senza memoria e senza desiderio. E’ facile perdersi nella natura, ne siamo parte, è persino attraente. C’è quella poesia di D’Annunzio (che in genere non amo molto, ma qui più che “capirlo” lo “sento”, sento ciò che vuole dirmi), la Pioggia nel pineto, dove vi sono ampie tracce di trasformazione ferina: “non odo parole che dici umane”, “i nostri volti silvani”, “Ermione”, ….
    E’ facile e insieme terrificante, perché ogni perdita è morte, ogni trasformazione è angoscia; ma poi c’è il ritorno, tutto ciò che ci circonda e anche noi sembriamo quelli di prima, ma non siamo quelli di prima. Le cose, e soprattutto le persone, possono essere molto diverse da ciò che sembrano, nonostante i candelabri, le tappezzerie, i domestici, il grammofono che starà suonando qualcosa di Stravinskij, gli specchi e gli armadi e le fatuità da salotto, la poltrona e il cognac di tuo marito, e il suo bussare, stasera ancora lui alla tua porta.
    Un saluto

    • Sono lusingatissima per il tuo commento così generoso: hai spiegato cose che nemmeno avevo pensato, perché io scrivo d’istinto, però sono tutte vere.
      D’Annunzio non piace neanche a me, però è vero che certo suo fraseggio è suggestivo come pochi, e sa incantare (ma Neruda, per dirne uno, è molto meglio).
      Grazie di cuore per la tua sosta qui.

Rispondi a firulì firulà Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.


*