Questa indegna fanfaluca partecipa all’eds lanciato da Cielo e ospitato da La Donna Camèl.
Perdonate se il pezzo non è inedito (comparve anni fa su it.arti.scrivere) ma ci sono rimasta affezionata. E la canzone, poi, quella risale al Giurassico (e si vede) ma era stata la colonna sonora del mio “periodo psichedelico”. Per lo meno nessuno potrà dire che mi nascondo l’età…
Gli altri partecipanti:
– Lillina con Sembrava un gioco nel blog Ora e qui
– Hombre con Ho giocato a calcio nel blog La Linea d’Hombre
– Giodoc con Mi va di cantare We take care of our own nel blog La via per Shambhala
– La Donna Camèl con Poi nel blog Il diario intimo della Donna Camèl
– MaiMaturo con Fatale nel blog MaiMaturo
– Cielo con La banda degli Ifoughthelaw nel blog Il blog di Vasco Pausini
– Dario con Il disadorno arredo dell’amore nel blog Solo Testo
– Hombre con Eve of Destruction nel blog La fine del mondo
Ho sognato un posto con la sabbia rossa che svapora sulla pista e le agavi a stella, i serpenti velenosi che saettano, l’aria che smuove poco i polmoni, in cima a un passo sul pianoro – sotto c’era un canyon verdissimo senza riflessi – un cartello piantato muto là in mezzo che non sapevi dove andavi né il nome, nuvole aperte a fessure come un lenzuolo liso, intorno un grande cielo sfondato che non ci stava e riempiva tutto e continuava più avanti e anche indietro e da tutte le parti, c’era una baracca di bibite tiepide con l’ombrellone di paglia e la ragazza finta navajo con i braccialetti dell’Auchan e un sorriso particolare, un tuffo ora lo farei se l’altissimo Oceano risonante fosse dietro quell’arco di rocce ma a passarci sotto attraversi il lungo brivido di un’ombra e se gira il vento lo scintillio ti acceca, allora dimmi cosa ci fai in questo sogno prima che scadano gli ultimi tre o quattro secondi e il programma ha eseguito un’operazione non valida e siccome c’è libertà l’operazione verrà terminata, inseguita continuo a sognare il sangue del sole che uccide e allora bevo una lattina di accettazione e la aggiungo alle altre di consensi malintesi, e di lato roteano cactus gonfi d’acqua non potabile che spezzerei un aculeo e glielo pianterei nel ventre come uno spinotto e sotto a dissetarmi poi sia quel che sia, adesso mancano due secondi all’autodistruzione a meno che non arrivi la ragazza con le trecce dell’Auchan e l’antitossina ma presto, sennò suona la campanella e cominciano le lezioni al campus, col prato verde di trifoglio e i ragazzi che ci studiano sopra la geografia l’economia le biotecnologie, per un mondo nuovo sì per un mondo nuovo, a colori, e questa magari non è neanche California è New Mexico ma se non ci sei mai stato è lo stesso, sono posti ambiti e scomodissimi per disfarti dei sogni quando ti svegli alle due di notte in un grigio qualunque di un’infinita scala cromatica di soli grigi, e ti manca l’arancione di un’estate primitiva che si incendia su rocce di lava e ronza perpendicolare il silenzio.
Deserti, e un’iguana in attesa.