La conquista del Nuovo Mondo

“Dietro un grande ammiraglio c’è sempre un grande mozzo”.
Comincia così la storia della mia vita, che vado raccontando ormai da tanti anni nelle bettole dei porti, per un uditorio per lo più ostile di marinai irascibili e ottenebrati dal pessimo vino. E ogni volta che intono il mio incipit, c’è chi si stizzisce, chi tira un pugno sul tavolaccio, soprattutto chi mi sbeffeggia, e con voci sguaiate tutti mi mandano all’inferno. Alcuni l’hanno già sentita, la mia storia; altri si lasciano subito contagiare dai compagni e si associano alle imprecazioni e alle battute derisorie senza nemmeno farsi un’idea propria.
“Lasciatemi raccontare, caproni! Giudicherete dopo! – ma la mia voce è sommersa dai fischi e dalle battute degli ubriachi, che l’oste cerca debolmente di placare nel timore – fondato – che tutto vada a finire in una rissa.
Eppure è una storia incantevole, e qualcuno è abbastanza onesto da starmi a sentire, pur nel coro di risate e fra gli scoppi di bestemmie.  Una storia incantevole e me ne sono servito in più di qualche porto per incantare più di qualche donna; perché si sa che le donne sono ascoltatrici sensibili e di fervida immaginazione.

“Ero un ragazzetto imberbe, e quello era il mio primo imbarco a lungo termine. Si andava verso le Indie attraverso il mare più vasto e sconosciuto che uomo avesse mai tentato, e io di giorno mi arrampicavo sugli alberi e sulle sartie come una scimmia, e pulivo le sentine e prendevo ordini – i più umili – da tutti, ma me le sognavo di notte, queste Indie traboccanti di tesori, dove l’oro scorre a fiumi e le montagne sono di diamanti e rubini. Ormai mi ero abituato a sentire sotto i piedi il continuo ondeggiare del fasciame e tra le mani l’asprezza dei canapi, e quasi non ricordavo più la sensazione di stabilità della terra ferma.
Quella mattina c’ero io in coffa, lassù in cima dove si tocca il vento che spinge le vele e si scruta l’immensità tutta uguale dei flutti, e fui io a intuire il cambiamento dell’orizzonte: dove prima era solo cielo, ora si andava intessendo una lieve bruma che in pochi minuti assunse l’incerto profilo di un’isola possibile. Se fossi stato distratto forse mi sarebbe sfuggita, e le nostre prue avrebbero continuato a puntare verso il mare aperto, mancando quell’appuntamento con la Storia, perché l’Ammiraglio era sotto scacco e gli rimanevano pochi giorni, o forse ore, per schivare un ammutinamento. Ma ora il mio avvistamento aveva salvato la sua spedizione, e forse la sua stessa vita”.
“Buuuuh! Buuuuh!”
“Ecco, lo sapevo: non mi credete, pensate che esageri. Mascalzoni, marinai falliti, feccia del porto! Ma ci sono abituato, e ho capito da tempo che è solo invidia. Perciò continuerò a raccontare, perché lo so che malgrado tutto mi state ad ascoltare, e volete che arrivi fino in fondo.
A bordo tutti giubilavano; furono fatti girare barilotti di vino e gli uomini si abbracciavano e si davano grandi pacche sulla schiena. L’Ammiraglio ordinò una scialuppa e si preparò alla murata nei suoi abiti più sontuosi, con le insegne reali e un crocefisso tutto d’oro. Gli ufficiali non furono da meno. Io fui il primo a calarmi nell’imbarcazione, portando via il posto al compagno designato ma già troppo ubriaco. Remammo verso quel miraggio, quella costa bassa e soleggiata emersa per miracolo dal mare oceano, e più ci avvicinavamo e meglio distinguevo i contorni, più forti si facevano le mie braccia e più ansioso il mio cuore.
A pochi metri dalla riva un impulso irresistibile mi fece abbandonare il remo: le mie gambe decisero da sole, e mi gettai fuori bordo, impattando dolcemente con i piedi sul fondale basso e trasparente e suscitando una fuga di pesci minuscoli e lucenti come scintille. La sabbia franava maternamente sotto i miei saltelli goffi, ed era la prima volta dopo settimane che ne riscoprivo la consistenza. In pochi passi e tra spruzzi radiosi raggiunsi la spiaggia e stampai sulla sabbia la prima impronta di un uomo del vecchio mondo su quella terra vergine.
In quel momento, e per pochi istanti, essa fu mia, prima che l’ammiraglio la consacrasse solennemente a Dio e a Sua Maestà il Re di Spagna. Ma per sempre io le appartenni.
Che importa se la risacca cancellò le mie orme subito dopo? Se dalla barca mi giungevano grida astiose per aver sopravanzato l’Ammiraglio? Mentre mi affannavo a tirare in secco la prua perché egli potesse scendere senza bagnarsi gli stivali, pesticciavo con i miei piedi scalzi quella sabbia nuovissima: era calda, cedevole e morbida come… come la pelle di una donna, sì, come la pelle di una donna. Ma questo lo avrei scoperto solo in seguito, con Ines, o forse era Violeta, non sono più certo del nome. Ci amammo per un’oretta soltanto, capite, e dopo di lei ce ne sono state talmente tante che…”
“Ma sentitelo! Buffone!”
“Tante, sì, tante. Perché, voi no? Cialtroni, gentaglia, ah, lo so che fate i duri, gli increduli, ma ciascuno di voi lo ha ancora, in fondo alle budella, il ricordo della sua prima donna. Non era forse la sensazione più sconvolgente, più inebriante del mondo, poter toccare quella pelle per altri nascosta sotto le vesti, e scoperta e offerta a voi soli per la prima volta? Tiepida e liscia come un sasso levigato dall’acqua, ma viva e dolce come il latte e il pane, e con quell’odore di miele impossibile da dimenticare… così era la sabbia del nuovo mondo, pulita, luminosa e arrendevole, e i miei piedi ci fecero l’amore, sì, ci fecero l’amore, avete capito? No, non potete capire. Non ci siete mai stati, laggiù.
Quella notte ebbi la febbre. Succede, quando ci si innamora per la prima volta.
Oro e diamanti e rubini, poi, non ne ho visti né toccati. Ma era come se quella sabbia fosse fatta di oro e diamanti e rubini, e anche miele e pelle di donna, tutti mescolati insieme, triturati e polverizzati insieme, una coltre preziosissima e incontaminata.

Ecco, adesso state tutti zitti, eh? Non pensate più che siano frottole da marinaio? Adesso un po’ mi credete? E magari qualcuno di voi ha anche gli occhi un po’ lucidi, vero? Forza allora, un giro per tutti, lo offro io. Ma scusate se non resterò a bere con voi: sono molto vecchio e ho un peso sul cuore, mi succede così ogni volta che racconto la mia storia nelle bettole dei porti e… ah, la mia Ines! La mia Violeta!”

Questo raccontucolo chiede il permesso di salire a bordo dell’eds Toccami della Donna Camèl insieme a:
L’incontro di Dario
Laß Dir raten, trinke Spaten di Hombre
Argento vivo di Lillina
 
Eds-Pornodirivinewelsh di Cielo
Cantando nella luce di MaiMaturo
Outing di Pendolante