Sono io, sei tu?

– Pronto?
– Ciao Andreina, sono io.
– Chi parla, scusi?
– Sono io, la Olga.
– E chi sta cercando?
– Sto cercando l’Andreina. Non sei l’Andreina?
– No, mi dispiace, qui non c’è nessuna Andreina. Deve avere sbagliato numero.
– Oh, mi scusi tanto.
– Si figuri. 

– Pronto?
– Andreina?
– No, signora, non sono Andreina. Sono quella di prima.
– Non mi dica che ho sbagliato di nuovo!
– Succede.
– Non so come scusarmi, mi creda.
– Non c’è problema. Buona giornata. 

– Pronto?
– Andreina? Finalmente sei tu, ho riconosciuto la voce. Pensa che ho sbagliato numero due volte, sono così impacciata con questo telefono nuovo…
– Signora guardi che sono anco…
– Tutte e due le volte mi ha risposto la stessa signora, una persona gentilissima per fortuna, non se l’è presa perché l’ho disturbata. E magari l’avrò interrotta in qualcosa di importante…
– In effetti stavo mescolando la besciam…
– Ma è stata molto paziente, devo dire. Devo avere sbagliato numero, un po’ perché ci vedo così così e un po’ perché ancora non mi sono abituata a questo telefono con i bottoni. Mi trovavo meglio col mio vecchio apparecchio con il disco che girava, se proprio non vedevo bene i numeri contavo i buchi con la punta dell’indice.
– Signora, prima che continui lasci che le dica che ha sba…
– Non è che ti disturbo a quest’ora, vero? Se hai un po’ di tempo avrei delle cose da raccontarti. Anzitutto come avrai capito non sono più a casa mia. Eh sì, te lo avevo detto che prima o poi… infatti ho fatto il grande passo, mi sono trasferita qua la settimana scorsa. Mio figlio era tanto che insisteva, così alla fine mi sono convinta.
– Signora, se si ferma un attimo le posso spiega…
– Per essere un bel posto, è un bel posto, niente da dire. Mi fanno tutto. Mi lavano, mi vestono, mi servono in tavola. Tutto pulito, tutto organizzato. Ho una camera abbastanza luminosa, un po’ piccolina se vogliamo, ma mi permettono di tenere il mio televisore, la mia poltrona, qualche oggetto. Il telefono è della casa, di quelli nuovi coi bottoni. Ho un mio numero privato, posso chiamare e ricevere quanto voglio. La bolletta la pago a parte, il resto è tutto compreso nella retta, anche la lavanderia. Ma aspetta, non ti ho nemmeno chiesto come stai.
– Io signora sto benissimo ma starei ancora meglio se mi lasciasse parlare e mi ascol…
– Perciò puoi chiamarmi quando vuoi, meglio ancora se vieni a trovarmi ogni tanto. Magari avvisami prima perché non vorrei essere in giro; sai qui ci portano fuori in passeggiata, c’è un grande giardino con le panchine all’ombra, anche un laghetto con i pesci rossi. Tanti di quei fiori, vedessi! Io ormai i miei non riuscivo più a seguirli, i gerani li ho dati tutti alla portinaia prima di venir via.
– Adesso metto giù.
– L’unica cosa che non mi piace di questo giardino è che è pieno di vecchi in carrozzina. Io almeno cammino ancora con le mie gambe. Con il bastone, si intende, e a passi molto prudenti. Però sto benissimo in piedi da sola. Quei vecchi mi fanno una tristezza che non ti dico. Io sarei rimasta a casa mia ancora un po’, ma mio figlio era preoccupato perché a volte mi dimentico le cose, il gas acceso, la porta aperta, sai queste piccole sbadataggini. A te non succede?
– A me succede che ho il gas acceso e la besciamella si è già bruciata, almeno quella che non è traboccata.
– Vedi? Succede a tutti. Noi poi che abbiamo una certa età. A proposito, come va il tuo ginocchio? Io ho avuto la sciatica tutto l’inverno. Un male, ma un male. Adesso qua dicono che potrei fare anche della ginnastica, loro hanno la palestra, il massaggiatore e così via. Però a te lo posso dire: sono extra che costano, e non me li posso permettere. Poi a cosa vuoi che serva la ginnastica alla mia età. Quando ero giovane andavo a ballare, ti ricordi? Venivi anche tu, ci si divertiva, i giovanotti ci corteggiavano… Eh, altri tempi, cara Andreina. Adesso c’è l’artrosi, c’è la cosa, l’ischemia, che vuoi farci.
– Continui pure, ho spento il gas.
– Un’altra cosa che mi dà un po’ fastidio è che le suore qua ci portano per forza a messa la domenica. Tu lo sai cosa penso io di queste cose. L’ultima volta che sono entrata in una chiesa è stato per sfuggire a un rastrellamento dei tedeschi nel quarantaquattro.
– Eh la miseria!
– Però cosa vuoi, queste suorine sono così carine, così convinte di fare del bene. E a me cosa costa accontentarle? Niente, mi costa, anche perché la domenica non è che qua ci siano tanti altri svaghi. Oh Dio, sì, c’è il teatrino, oppure un film o un po’ di musica, ma ti devo confessare che sto diventando un po’ sorda e non riesco a sentire tutto quello che dicono.
– Ah, è un po’ sorda! Ecco perché non mi ascolta.
– In compenso si mangia discretamente, e c’è anche una buona scelta. La sera però non si scappa: minestrina, sempre minestrina. Una malinconia, proprio. Per non parlare delle sigarette. Vietate. Si può fumare solo in giardino, ma anche in quel caso ti guardano male.
– Cazzo, l’idea di non poter fumare quando ne ho voglia mi fa venire i brividi. Lei come fa a resistere?
– C’è una signora qui, due stanze più in giù della mia, che all’inizio mi pareva una persona interessante. Fumatrice anche lei. Un paio di volte abbiamo chiacchierato un po’ in giardino, ma è un tantino sorda anche lei, e poi è in carrozzina. Si chiama Iole, è di buona famiglia, deve avere dei bei soldi. Io per fortuna ho la pensione, poi c’è la Regione che paga una quota della retta.
– Beh, è stata fortunata.
– Fai due conti e pensa se può convenire anche a te. Sarebbe bello che venissi qua anche tu, staremmo insieme e ci faremmo un sacco di compagnia. Sai che belle chiacchierate?
– Ci devo pensare. Non so se mi prenderebbero, dato che ho solo quantasei anni.
– A una certa età l’ho capito anche io che si ha diritto a un po’ di riposo, a farsi servire e riverire. Certo, non è come a casa propria, ma almeno non ci si deve preoccupare più di niente. E i figli stanno in pace anche loro. A proposito i tuoi come stanno? Saranno grandi ormai.
– Figli? Non ho mica figli, io.
– Lorenzo me lo ricordo, tanto carino, tanto studioso. Adesso sarà già alle medie. No, aspetta, Non si chiamava Lorenzo, e poi forse era tuo nipote. Eh sì per forza! Ah la mia memoria!
– Non lo dica a me…
– Salutamelo tanto, sai. Adesso però ti devo lasciare perché fra poco mi vengono a prendere per farmi il bagno. Bagno completo una volta la settimana. Mi tagliano anche le unghie, pensa. Mi viene comodissimo perché non ci vedo mica tanto bene, sai.
– Va bene, riferirò a Lorenzo. Sarà molto contento.
– Un’altra cosa. Se decidi di venire a trovarmi, guarda che domani ho intenzione di andare dalla parrucchiera con la Iole. Abbiamo anche la parrucchiera, sai? Al piano terra. Anche il barbiere. Anche un bel bar e il giornalaio. Oggi il bagno e domani la messa in piega, così se vieni mi trovi in ordine.
– Già, la parrucchiera… devo andarci anche io, devo decidermi. È che non ho mai tempo.
– Allora ti saluto. Grazie per la chiacchierata, mi ha fatto bene. Qui il tempo non passa mai. Ti aspetto, eh?
– Sì, magari un giorno di questi. Buona giornata, Olga, e stammi bene.
– Buona giornata anche a te, carissima.
– E, Olga?
– Dimmi, Andreina.
– Anche a me ha fatto bene parlare con te. Chiamami pure ogni volta che vuoi. Mi trovi sempre.