Mi manda Google

Tra i molti motivi che alimentano il mio strisciante senso di colpa c’è la consapevolezza di deludere il mio prossimo spesso e volentieri. Vorrei essere sempre all’altezza delle aspettative, della fiducia e dell’interesse di cui – indegnamente – vengo fatta oggetto. Per esempio, se in biblioteca un utente mi chiede di fargli una fotocopia fronte-retro, vado in panico e spreco mezza risma di fogli prima di imbroccare la procedura giusta. Me la cavo con un sorriso da imbranata e mille scuse.
Ma non so come cavarmela con quegli utenti virtuali che, per certe loro ricerche specifiche e della massima importanza, si affidano a google e da lì vengono indirizzati al mio blog, evidentemente sulla base di una fiducia malriposta (o di un sistema di selezione all’ingrosso?).
Nell’elenco delle chiavi di ricerca che portano a me, spicca al vertice e con incolmabile vantaggio – che per di più si consolida ogni giorno che passa – il termine (in sé rispettabilissimo) casalinga. Immagino la delusione di chi ci casca, alla ricerca di ricette di cucina o diari erotici che da me non troverà mai. Sto pensando seriamente di sostituire in tutto il blog quel termine ingannevole con un altro privo di ogni ambiguità, ma qualcosa mi dice che potrei cadere dalla padella nella brace oppure confondere le idee di chi mi legge (e pure le mie).
Al secondo posto ci sta un prestigioso Chagall. Questo mi sta bene, Non so se starebbe bene anche a Chagall, però.
Altri avventurosi arrivano qua sperando di risolvere problemi pratici (stanno freschi, io ho già i miei). Vorrei tanto capire come si possa pensare che melusina sia in grado di informare su ingranaggi per tirare acqua dai pozzi oppure come nascondere il water o ancora cosa mangiano i gabbiani. Al massimo potrei accontentare chi cerca prosecco e gatti che fanno cose strane.
Mai nessuno, finora, che Google abbia rimbalzato da me alla ricerca di fanfaluche.
Strano, dal momento che il mio blog ne è pieno.