Più gente entrano e più bestie si vedono

La nostra biblioteca, oltre che multietnica come è doveroso, è anche multispecie, il che è già più insolito. Nel senso che, a differenza di chiese, negozi e luoghi pubblici in genere, l’accesso non è interdetto agli animali da compagnia dei nostri utenti lettori. Fortunatamente si tratta, finora, solo di cani: anaconde e basilischi non ne abbiamo ancora mai visti. Ma per dire: non abbiamo pregiudizi. Almeno un paio dei cani che frequentano regolarmente la nostra biblioteca accompagnando i loro padroni sono talmente abituati che assistono anche alle serate culturali e alle recite, e non disturbano come certi adulti cui squilla il telefonino nel momento topico.
Durante le vacanze di Natale, mi arrivano due fratellini sui 10 e 12 anni con un cucciolotto casinaro al guinzaglio. Dono di Natale, dicono tutti euforici. E mi chiedono un libro che parli della “coltivazione” del pastore tedesco. A parte che il dono di Natale tutto mi sembra possa diventare crescendo tranne il pastore tedesco che i pischelli dovevano aver sognato, mi chiedo se pensino di doverlo annaffiare e potare. Comunque apprezzo la serietà: almeno stanno cercando il libretto delle istruzioni. E speriamo bene per il quattro zampe.
Ieri invece (qui i cani non c’entrano, casomai i porci) una studentessa acerba di brutto mi chiede Il Principe di Machiavelli, però in italiano, perché così come è scritto non ci si capisce niente. Qui è quando mi cascano le braccia, ma non per l’ignavia degli adolescenti allo sbaraglio quanto per quella dei loro prof.
Come l’altro foruncoloso, tempo fa (forse l’ho già citato) che cercava “Il folle, di un certo Rotterdam“.
O l’universitaria anglofona a oltranza che voleva leggere “La lunga vita di Marianna UcrAIa“.
Saranno quattro anni che non presto uno Steinbeck. Volo invece va via come il pane.
Mah.

2 thoughts on “Più gente entrano e più bestie si vedono

  1. Personalmente, trovo meravigliosi i due ragazzini del simil-pastore tedesco. Vorrei essermi sempre occupato io così di chi avevo vicino.
    Quanto al Principe, posso dirti che ho tenuto un monografico sul “libello”, e all’esame una studentessa si è presentata proprio con la “versione in lingua moderna”. Probabilmente ancora porta la mia reazione ad esempio di quanto l’università sia ottusa e pedante.
    Posso comunque arricchire il tuo florilegio con un aneddoto personale. Ambientazione: libreria. “Buon giorno, vorrei le Lettere a Felice di Kafka.”. L’addetta comincia a digitare gli estremi al terminale. “No, mi scusi, non letterA, letterE.” L’addetta: “Ah, ma allora Lettere FelicI!”. In effetti, come altrimenti sarebbero potute essere le lettere di Kafka…

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