Haiti nel cuore

Haiti

Do spazio a un racconto non mio, ma di una persona che di storie come queste ne ha raccolte a centinaia, nel corso della sua lunga e appassionata vicenda umana come Missionaria Salesiana nel lontano e poverissimo paese di Haiti. Suor Anna, friulana di nascita e di cuore, da quasi cinquant’anni vi svolge un durissimo lavoro di assistenza umanitaria nei confronti di una popolazione tra le più sfortunate al mondo. Conoscerla ha cambiato la mia vita. Grazie a lei, sedici anni fa ho adottato la mia seconda figlia, che oggi si sta serenamente avviando alla laurea e a un futuro pieno di speranze. Il racconto di Suor Anna è scritto col cuore, senza letteratura, ma è una storia vera. Una Storia di Natale. Tutti noi possiamo scriverne altre come questa, entrando a far parte dell’associazione che, dall’Italia, da anni sostiene i suoi sforzi. Io l’ho fatto, e sono cresciuta.

STORIA D’UNA BAMBINA

È la vigilia di Natale. Sto preparando dei regalini, regali piccoli, ma preparati con tanto cuore, avvolti in carta a colori “Pappagallo” e con sopra dei nastrini rossi e verdi.
Oh! Arriva la posta.
Apro subito l’abituale lettera-circolare di Monsignor Alfredo Battisti, destinata (o indirizzata) ai Missionari, in occasione delle feste natalizie. Una frase mi colpisce fortemente e va dritta al cuore:
“Fratelli e Sorelle Missionari, cercate di vedere negli occhi del Bambino Gesù lo sguardo supplichevole di tanti bambini bisognosi! Non distoglietevi; date loro una mano”.
Allora due grosse lacrime spuntano dai miei occhi! E non per niente. Da due settimane Suor Claire mi chiede con insistenza di prendere una bambina di alcuni giorni, abbandonata nell’Ospedale di Cap-Haitien, di cui è responsabile, non avendo mezzi per sostenerla! Difatti i neonati necessitano di tante cure e devono essere nutriti con un latte speciale, molto caro. Ma la mia risposta è sempre:
“Non posso, non posso! Non abbiamo posto; ciò mi fa pena, Suor Claire…”
Benché stravolta, ancora una volta mi sottraggo al problema; depongo la lettera del Vescovo, prendo i regalini di Natale e vado a portarli a Marcello – italiano – perché li consegni a sua suocera (nostra benefattrice ed amica). Lui però non risponde al mio saluto! Con una faccia del genere, dovevo avere qualche cosa che non andava.
“Cos’hai?”
“Niente, niente! Ho solo premura”.
“No, non parti da qui fin quando non mi dici cosa ti è successo!”
Ed insiste tanto finché gli dico ciò che mi fa male nel cuore.
E Marcello:
“Come Suor Anna, tu? Proprio tu osi lasciare quella creatura all’ospedale nelle condizioni che conosciamo? No, non è possibile! Vai subito a prenderla, io pagherò tutte le spese fin quando troverai una famiglia per lei!”
“Non è per i soldi, Marcello! Non abbiamo posto”
“Dalla a Martha!”
“Martha ne ha già 5 in quella capanna col pavimento di terra, ciò non va bene per un bebè di pochi giorni”.
“Ah!… Martha accetterà e saprà come aggiustarsi”.
Non c’è più via di scampo; prendo la jeep, con uno scatolone ed un asciugamano per deporvi la bambina, e parto. Al ritorno tutte le Suore sono in festa! Finalmente la bambina è al sicuro.
Più tardi, una telefonata dal Friuli:
“Buon Natale! Auguro tante belle cose anche alle Suore e ai bambini!”
“Grazie! Che piacere sentirti; Buone feste pure a te e a tutta la tua famiglia”.
“Senti, non hai bisogno di qualche cosa?”
“Veramente sì! Vedi se puoi trovare una famiglia che desidera adottare una bambina; ha 15 giorni, è stata abbandonata all’ospedale e l’ho appena portata a casa! E’ bellissima e si chiama Giulia”.
Due ore dopo:
“Sono ancora io! Pensa che ho già trovato la famiglia disposta ad adottare la bambina!”
“Come?”
“Sono uscita subito, senza sapere dove andavo, e già suonavano le campane per la Messa di Mezzanotte. Per caso ho incontrato un’amica, alla quale ho esposto il problema; e lei mi ha parlato di questa coppia che detiene l’idoneità del Tribunale dei Minori. Sono tanto contenta. Mandi! Ci parleremo”.
L’emozione che provo non mi permette neppure di dirle grazie, anche se sono abituata a questi interventi del Signore.
E’ quasi Mezzanotte e Martha, che abita vicino a noi e che non vuol perdere la Messa, arriva con i 6 bambini – metà addormentati. Li corichiamo per terra, su delle coperte, in una stanza vicina alla Chiesa. Giulia però la mettiamo sopra il tavolo, visto che non si muove.
Spari a festa annunciano la Mezzanotte! I ritardatari si affrettano ad entrare in Chiesa, già piena di fedeli provenienti da zone poverissime! Pure sono vestiti a festa: uomini con pantaloni bianchissimi, stirati con amido; le donne portano abiti e foulards a vivacissimi colori. Ciò che aumenta l’intimità di questa bella festa, è che la S. Messa si celebra alla luce d’una lampada a petrolio, non essendoci la corrente elettrica.
Io vado e venga tra la chiesa e la stanza dove sono i bambini. I più grandetti dormono profondamente; Giulia, invece, ha gli occhi aperti: mi guarda e sorride che è una meraviglia, benché abbia un po’ di febbre, tosse e diarrea… è una bambina straordinaria!
Finita la Messa, tutti ritornano nelle loro casette e in alcuni istanti il quartiere è avvolto in una grande oscurità e silenzio assoluto! Anche Martha, aiutata da sua nipote, parte con i bambini. Prima, però ricevono tutti i loro regalini e tante affettuose carezze! Giulia guarda e sorride.
Finalmente la comunità può ritirarsi e passare assieme un momento di fraterna intimità e scambiarsi alcuni regalini. Poi tutti vanno a dormire.
Chiudo l’ultima porta e con la lampada rimasta accesa mi dirigo verso l’attigua Cappellina della Comunità. La giornata è stata lunga e piena di tante emozioni! Ora sento il bisogno di rimanere un momento sola, come per “fare il punto”. Mi avvicino al Presepio e mi accorgo che anche Gesù, benché appena nato, ha gli occhi aperti e che mi guarda – mi guarda! Dio creatore dell’universo e padrone della vita, si fa bambino bisognoso di tutto e di tutti. Io, misera creatura, mi tengo ben dritta in piedi, con la testa alta, con arroganza dispongo, decido sicura di me stessa, anche sulla sorte (di vita o di morte) d’una bambina abbandonata da tutti. Che orrore!
Allora cado in ginocchio e gli chiedo perdono. Sì, la fede si accoglie e si pratica in ginocchio, senza pretese di capire… Ci si abbandona nelle mani di Dio Padre, semplicemente – con piena fiducia. I troppi calcoli sono figli dell’orgoglio.
Tutti questi pensieri mi convincono che ho bisogno di conversione e mi danno tanta serenità; sento di essere perdonata. Ora sembra che Gesù mi dica:
“Bene, tra tutti avete risolto il problema di Giulia! Tanto che lei adesso sta meglio di me!”
“No Gesù, non dire questo! Non sarai mica geloso? Tu c’hai la mamma vicino che ti coccola e ti scalda (come l’ho avuta anch’io) mentre lei non ha nessuno; capirai che dobbiamo essere molto attenti con lei e volerle bene. Ora stai buono, chiudi gli occhi e dormi”.
Gli do un bacino ed anch’io salgo la scala per andare a riposo con tanta gioia nel cuore.

Tutta questa storia è vera. Ho inventato solo il nome della bambina. Ora è una grande ragazza; sempre bella, buona ed intelligente e procura tante soddisfazioni ai suoi genitori adottivi.
SuorAnna
Cap Haitien
HAITI