Oltre il muro grigio parlano, a volte molte voci insieme, altre sembrano solo in due o tre. Discutono in molti modi diversi, con acuti stridori o velenosi miagolii. Dal sottofondo c’è chi a tratti assume la dirigenza e conduce per un po’, fino a che altri si affiancano con toni crescenti e stonati e in breve ciascuno riprende vigore e prepotenza seguendo il proprio filone. Sono cocciuti, non abbandonano la presa. Ognuno di loro sembra sempre sul punto di cercare la rissa. E si azzuffano a parole, il vocio si alza in picchi acuti e sbraitanti nel tentativo di ciascuno di sopraffare gli altri, chiunque a caso. È un rumoreggiare a ondate, ogni tanto si solleva molesto come un gracchiare di gesso su una lavagna, oppure un’esplosione fuori misura accende a catena lo scoppio di reazioni e insulti. Per lunghi istanti imprevedibili tacciono tutti d’un colpo, perdono il mordente e la direzione, o una risata sarcastica li gela o ne suscita altre a cascata…
Non li ho mai visti.
Vanno e vengono, vivono una dimensione di rumori e acrimonia che non intendo, da qui, e del resto non esco mai, perché dovrei? Ho tele e colori a sufficienza per continuare il mio lavoro all’infinito.
Stendo strisce di blu di Prussia e terra di Siena e inclino la testa per guardarvi in profondità. Dalla finestra si infila dritto e lucido un moscone e ronza forte tracciando orbite concentriche sull’alto soffitto. Per la durata del suo volo di giugno, i rumori si ovattano nella vanità e nell’indifferenza dell’abitudine, si disperdono nella ripetitività, si liquefanno nell’aria di cicale.
E il mio pennello, ecco, proprio adesso si ferma senza gocciolare e carpisce a istinto una nuova immagine.
Ora cambio colore e dipingo un gabbiano.
Solo il profilo arcuato delle sue calme libere silenziose ali.
(dedicato a it.arti.scrivere. dove una volta c’era il ronzio della passione e adesso lo schiamazzo assordante del vuoto)
La duplice faccia del vuoto… a volte segna la mancanza di qualcosa, altre è solo una tela bianca su cui riversare tutta te stessa…è l’essenza oppure le circostanze ad essere determinanti?
Il vuoto di cui parlo non è mio, ma è quello di un newsgroup cui ho partecipato per quasi 4 anni con entusiasmo e passione e che ultimamente si è autodistrutto votandosi esclusivamente a un rumoroso e becero cazzeggio. Io qualche vuoto ce l’ho, come tutti, ma mi affretto a colmarlo, e la scrittura è un ottimo rimedio. Lo sarebbe anche per it.arti.scrivere, se qualcuno, in un momento di lucidità, si decidesse a dare un colpo di spugna e tornare agli obiettivi primari del gruppo: scrivere e commentare. Sotto questo aspetto, ho già dato, e dato al vento. Meglio scrivere per me, in solitaria, più libera e più serena.
Ineccepibile direi.. Se ti capita fai un salto dalle mie parti: alla fine qualcosa sono riuscito a buttar giù, anche se c’è ancora tanto da fare.
Nell’apprtamento sottostante, abitano cinque universitari. A furia di auscultare più o meno involontariamente, mia figlia undicenne è riuscita a captare nomi, anni, nomi delle fidanzate, hobbies, squadra del cuore…
Come si rende (o si scrive) un sospiro? Ehheh…
Spero di essere stato chiaro…
Frail: sono passata. Buon lavoro, e continua!
Paesanino: è per quello che sono scappata dalla città molti anni fa e vivo molto più umanamente in mezza campagna
Foudre: grazie, questo sospiro mi pare un segno di apprezzamento… o no?
Certo che lo è! Solo non riesco a trovare l’onomatopea o la faccina adatta… forse questa:
:-§
rende l’idea del sospiro sognante? Perchè è quello che ho fatto alla fine del racconto: un sospiro sognante. Ciao!
quando nel racconto arrivi a scrivere
“non li ho mai visti”
ho pensato ad uno dei blog di repubblica che leggo da due anni,
a cui partecipo con alterno entusiasmo
proprio per il gracidare sterile del cazzeggio fine a sè stesso;
quando il confronto diventa scontro
meglio il proprio personalissimo
colore
stile
silenzio.
Eh, sarà, ma dopo un po’ una si stufa anche di parlare allo specchio. ciao.