Album

Eccola qua

stazione Fara

La stazione del paesetto da dove proveniva la nonna materna: Fara Novarese. La fotografia risale a… non so di preciso, direi un’ottantina di anni fa. E ne saranno passati una buona quarantina dall’ultima volta che sono andata lì. Così, preferisco ricordarmela com’era, con i suoi odori e la sua polvere, quando ci arrivavo da bambina per passare con la nonna il periodo della vendemmia.
E qui ce n’è un’altra. So che non interessa a nessuno, ma mi sento di fare un omaggio privato alla nonna Luigia, la figura femminile più importante della mia infanzia e ancora adesso il pensiero familiare che più mi dà sostegno nel bisogno. La nonna Luigia era un angelo.

stazione Fara

11 thoughts on “Album

  1. ps: le foto sono arcaiche, ma non le ho fatte io! Dagli ottant’anni sono ancora discretamente lontana, tanto che sappiate.

  2. ma che carino questo blog! ^_^

    ( non e’ la frase per farmi visitare, eh!?: e’ che e’ difficile trovare un blog serenante senza immagini disturbanti………..)

  3. le nonne ed i ricordi, sono legacci di amore e dolore, è il sangue di quando si era bambini -che ancora ci è addosso, e ci conforta.

  4. Ho anch’io un grosso baule virtuale di ricordi nell’angolo della polverosa soffitta.

    La fotografia di una casa che somiglia parecchio alla tua. Pensa: so che non esiste più, e per quella strada non ci sono mai voluto tornare.

    Perché dovrei farlo? Per fare a brandelli i mille dettagli che ho ben impressi nella mente, il cigolio del cancello grigio, la doppia rampa di scale ripide, il lungo corridoio con il pavimento decorato a greche, la rovente stufa di ghisa, la cucina di legno massiccio, la veranda luminosa con le finestre a ghigliottina e le tendine sottili?

    E poi il Nonno ferroviere e la Nonna casalinga, lui con i suoi alberi da frutta e le sue galline – sì, c’erano anche un giardino e un orto – e lei con le diecimila lire nascoste sotto la credenza per i tempi bui, perché non si sa mai.

    Mi hai suggerito l’idea per un nuovo topic, posso sfruttare l’abbrivio? 😉

    Certo, se scrivo i topic non sistemo il blog, mica riesco a far tutto… 😛

    Ciao, buccia, e grazie anche per il delizioso sottofondo musicale.

  5. Adoro le vecchie cartoline di un’Italia che non c’è più, dove si fotografava su Ferrania in biancoenero ma si sognava a colori.

    Non come oggi, tutto a colori sgargianti per nascondere meglio il vuoto.

  6. ferrania,le vecchie cartoline con la scritta:saluti da xxx

    e per quanto fossero di nero profondo e bianco lucente,dici bene Masso,riuscivamo ad immaginarle nel più opulento technicolor-

    ho rivisto la casa dove sono nato l’estate scorsa,dopo un nonsochè di tempo che mi sembra ogni volta più lungo,stanco-e per quanto mi sforzi i miei ricordi non si scollano dal bianconero,l’odore di certi ricordi rimane sempre un pò addosso-come le parole con le quali si cresce,ed i loro suoni,che ora sembrano diversi-la nonna mi parlava di libertà,e mi sembrava che la sua bocca diventasse una caverna enorme tanto enorme era il senso ed il peso di quella parola,il significato di un concetto che per noi era distante,quasi proibito pensare-ora,spesso,la stessa parola sembra risuonare in un vuoto senza responsabilità,nel quale tutti,a volte,siamo gettati-

    ma la forza e la voglia rimane,intatta-merito delle nonne,come Luigia-certamente degli angeli-

  7. io non vado a rimestare nei ricordi, con le immagini di qualcosa perduto o recandomi in luoghi ormai cambiati … il ricordo è radicato tra testa e cuore, con i cambiamenti che la memoria ci rifila, per i quali una fila di alberi diventa una siepe, ed il confronto con un dato di realtà ricondurrebbe la fila alla fila, ma consegnerebbe il ricordo al passare del tempo.

  8. I ricordi ci dicono chi siamo stati, e quindi chi siamo. A volte sono pesanti e li subiamo, ma faremmo meglio a imparare a gestirli, perché sono la nostra esperienza irripetibile e contengono le risposte alle nostre crisi di identità. I ricordi ci identificano, nel bene e nel male.

    Per chi scrive, poi, i ricordi sono la materia prima: scrivere consiste nel rielaborarli dando loro una forma letteraria fruibile a tutti, e rielaborarli significa fare quel passo, a volte doloroso, che ci porta a capire e a giudicare meglio noi stessi. Rimuoverli è solo un ingannevole tentativo di autodifesa, ma non si può mettere la testa sotto. Significherebbe perdere i pezzi per strada.

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