Mail 1


4 marzo
A volte piove. Quando piove le donne qui accostano le imposte per salvare i vetri dagli schizzi; il campetto dietro la chiesa si riempie di pozze, che non si può più giocare ma ci bevono i merli e i cani randagi. C’è qualcuno che esce in fretta col viso nascosto in un ombrello e torna presto a casa con un sacchetto di spesa che gocciola. Il postino si ferma un cancello sì uno no; c’è poca posta quando piove. C’è poco fruscio sullo stradone. C’è poco da fare. Si sta in casa con le luci accese e le stanze vuote. Tu cosa fai quando piove? Io piego lenzuola e fazzoletti o mi lascio dormire. Oppure esco a testa nuda e senza documenti, mi piace sentirmi i capelli imperlati, guardo le galline che stanno ferme attorno al pollaio e le sedie di plastica dei giardini coi rivoletti grigi che gli scorrono sulle gambe. I giornali stanno dentro la vetrina buia, il droghiere raddrizza barattoli su uno scaffale; aspettano che schiarisca. Il matto è l’unico che non ci bada, se piove o c’è sole; lui gira in bici tutto l’anno sempre in canottiera e zoccoli di legno, con una cassetta da frutta legata dietro, e dentro cianfrusaglie. Le sposta da un punto all’altro del suo mondo, che è certamente più grande del nostro.
[…]
Le rose sono indietro, quest’anno.

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