A qualcuno piace caldo

Venerdì.

Il caffè era tiepido. Sua moglie Marialucreziafernanda queste cose non le può capire, perché beve solo hag, ma lui, Gianpiergirolamo Paolantoni, sa bene, per lunga esperienza, che un caffè tiepido è il peggiore inizio di giornata che possa capitare a una persona convinta da sempre che la temperatura sia direttamente proporzionale all’effetto stimolante del caffè, e da esso indisgiungibile.
Fuori c’è il sole e non uno straccio di nuvola. La gente per strada indossa già indumenti più leggeri, ma a Gianpiergirolamo Paolantoni non è neanche passato per la testa di tirar fuori la bella giacca nuova da mezza stagione. Perché quel maledetto caffè era tiepido.
Si ingolfa nel solito cappottone da nebbia e esce a testa bassa. Alla fermata, l’autobus è in perfetto orario; all’interno stranamente vi sono dei posti vuoti, ma Gianpiergirolamo Paolantoni li disdegna e sceglie cocciutamente di restare in piedi, perché quando ha in corpo un caffè tiepido ha solo voglia di far dispetti a tutto e a tutti.
Potrebbe entrare nel bar accanto all’ufficio e rimediare con un altro caffè, si intende. Ma non sarebbe la stessa cosa.  È il primo, quello che conta; gli altri, anche se ne prendesse sei o sette durante la giornata, ormai non cancellerebbero più quell’inizio infausto. Gianpiergirolamo Paolantoni compatisce i suoi colleghi che, nel corridoio, lo invitano a unirsi a loro per un caffè al distributore automatico. Quello sarà anche bollente, ma è una fetecchia.
Si chiude nel suo ufficetto e si prepara all’appuntamento con il Cliente Importante. Deve fargli firmare un contratto cruciale per il futuro dell’azienda, ma la vede dura perché la caffeina tiepida non è il carburante giusto per portare a termine l’impresa.
Il cliente arriva puntuale e ottimamente disposto. Non vede l’ora, anzi, di concludere l’affare e di versare un assegno a più zeri, e lo fa senza bisogno di farsi rispiegare tutto daccapo clausola per clausola, affermando di averle lette e approvate tutte. Al momento del congedo ci starebbe bene un caffè, ma Gianpiergirolamo Paolantoni non è dell’umore: una stretta di mano e qualche bofonchiamento sono il massimo che si senta di offrire.
Mentre si appresta a portare il dossier al Capo, gli telefona la moglie.
“Splendida notizia, amore: è tornato il gatto!”
“Ah. Buon per lui”.
“Come, tutto qua? Eri così avvilito che fosse sparito, e adesso non sei contento? Neanche un pochino?”
“Quel disgraziato. Scusa, ma adesso ho altro per la testa – dice, e mette giù. Il gatto sarà anche tornato, ma un caffè tiepido in corpo non aiuta a rallegrarsene e a dimenticare quei tre giorni di apprensione e malinconia, le ricerche in tutto il quartiere, gli incubi in cui gli appariva sfracellato dalle auto sulla tangenziale.
Il Capo è euforico. Deve aver bevuto un caffè bollente, stamattina, lui; infatti lo abbraccia, si congratula, gli offre un sigaro e lo promuove con effetto immediato Direttore Unico del Settore Acquisizioni, il che comporta un nuovo studio panoramico, due segretarie e una bella botta di soldi in più.
“I miei omaggi alla sua signora, e se le serve qualcosa non ha che da chiedere!”
Mi serve solo una macchina per il caffè che faccia il caffè. Che lo faccia caldo, caldissimo, come l’inferno. Così pensa Gianpiergirolamo Paolantoni, ma è troppo giù di corda per dirlo a voce alta.
“Marialucreziafernanda, guarda che oggi non torno a pranzo. Devo raccogliere le mie cose”.
“Ooooohhh, ti hanno licenziato?”
“Mi hanno promosso, e mi trasferisco al piano di sopra”.
“Ma è meraviglioso, amore! –  (Gianpiergirolamo Paolantoni non si spiega come possa essere così elettrizzata una donna che beve solo hag) – Allora stasera ti preparo un pranzetto e festeggiamo noi tre soli, tu, io e Miciomiciomiciolò!”
“Quel disgraziato. Non preparare niente, mi basterà un semolino e forse neanche quello. Stasera avrò senz’altro mal di testa”.

Sabato.

Stamattina il caffè era perfetto. Nero, amaro e bollente, così bollente da far venire prima i brividi e poi un’ondata di travolgente benessere.
Fuori c’è una nebbiolina malaticcia, di quelle che mandano all’aria i programmi del week end e fanno venir voglia di svaccarsi davanti alla tele senza neanche farsi la barba, però il caffè era eccellente e scottava.
Gianpiergirolamo Paolantoni avverte subito la sferzata di energia e buon umore. Alle sette e mezzo sta già smontando la lavatrice; alle otto ha identificato e risolto la vibrazione del cestello, e la sua signora può dare il via al bucato settimanale.
La serranda del garage aveva bisogno di una registrata, e entro le nove l’ha avuta. A Gianpiergirolamo Paolantoni è venuto il colpo della strega, e lui è entusiasta di questa esperienza nuova che finora la vita gli aveva negato.
Per le dieci è a posto anche il tostapane che mandava in corto tutta la casa ogni volta che si infilava la spina.
Alle undici, ora di punta, Gianpiergirolamo Paolantoni si gode la coda alle casse del supermercato e saluta tutti con spirito di fratellanza, anche quelli con carrelli stracarichi che gli chiedono di potergli passare davanti benché lui abbia in mano solo un etto di prosciutto e i croccantini per il gatto.
Al parcheggio qualcuno gli ha strisciato l’auto, ma che importa. Il caffè di stamattina era una goduria, più lo mandava giù e più lo tirava su, che più su non si può, altrimenti si tocca il cielo con un dito.
Marialucreziafernanda ha invitato a pranzo mammina sua, la suocera criticona.
“Non è che ti dispiace troppo, vero?”
“Ma figurati, se non ci avessi pensato tu le avrei telefonato io!”
L’arrosto è bruciato, la torta poco cotta, Miciomiciomiciolò ieri ha mangiato troppo e poco fa ha vomitato sul tappeto buono. L’importante è che sia tornato, il resto sono sciocchezze. Gianpiergirolamo Paolantoni ci ride su: la vita è bella, se il caffè ha la temperatura giusta.
Nel pomeriggio, per tenere calda la schiena indolenzita riordina a fondo la soffitta e la trasforma in una confortevole camera per gli ospiti, casomai la suocera decidesse di farlo felice venendo ad abitare da loro.
La sera a letto Marialucreziafernanda ha mal di testa e non se ne fa niente.
“Vedi, se facessi come me e smettessi di prendere quell’hag da pensionati, conosceresti anche tu il piacere del vero caffè e i suoi effetti anticefalalgici e afrodisiaci”.
Gianpiergirolamo Paolantoni non lo sa che quello di stamattina, il caffè nero, amaro, fortissimo e bollente, era il decaffeinato della moglie. Una semplice e del tutto involontaria inversione di posto dei vasetti di vetro con i due tipi di polvere.
Voi non diteglielo, a quell’uomo felice.