Cape Cod morning

Hopper-Cape Cod

Passa a trovarmi.
Passa una sera di nevischio, e ti offrirò un tè bollente, e lo berremo a occhi socchiusi mentre farò asciugare il tuo cappotto vicino al fuoco.
Oppure un mezzogiorno d’aprile e di campane, e i panni stesi nell’orto profumeranno di marsiglia e rosmarino e metterò un quadrifoglio tra le pagine del tuo libro.
Non prepararmi discorsi d’amore, che è cosa fragile e potrebbe cadermi dalle mani, e poi non serve: se c’è, l’amore, lo riconoscerò ugualmente dalle pieghe del tuo viso e lo distillerò dal non detto.
Parlami invece di te, di dove sei stato; non per sapere il nome dei tuoi viaggi, ma cosa ne hai portato. Non curarti della mia curiosità: non sono avventure che aspetto di sentire, ma i colori delle città e i segni che ne hai raccolto. Citami, anche distrattamente, l’angolo di una strada o la panchina di un parco o il muro di una fabbrica o un molo nel porto; e io da questi indizi risognerò tutti i tuoi passi, e le distanze e le nostalgie e ogni colpo che ti ha battuto il cuore.
Passa a trovarmi, la mia casa ti è di strada su qualunque strada. La riconoscerai, è facile: fra tutte è la più appartata, il suo giardino è il più selvatico, ci cresce libera l’erba e folta la siepe, per nascondermi. Di giorno, ci sarà un gatto a dormire sullo zerbino; la sera, una finestra accesa. Quella, è casa mia.
Ma perché tu non ti perda, non la confonda con un’altra casa, una casa dove non ti aspettano, farò così: ti aspetterò io, sarò fuori sul portico quando passerai di qui, non mi stancherò di esserci, per te. Per quando verrai.

13 thoughts on “Cape Cod morning

  1. Carissimo Paesanino, un pensiero gentie è un regalo inatteso che raccolgo con tenerezza tutta femminile ogni giorno dell’anno. Però hai intuito bene: mi dissocio da sempre dagli aspetti ipocriti di certe feste comandate, e l’8 marzo è una di quelle.

    Elokia, non so che mi è preso. Non sono poi così sentimentale, e soprattutto non aspetto nessuno: sto già a posto così!

  2. Mah, chi può dirlo.

    Io aspetto sempre, pur essendo a postissimo.

    Sognare costa poco.

    Porta via un po’ di malinconia.

    Poi quell’illustrazione è tenera, come il racconto.

    E adesso, torno ai miei deliri.

    ciao.

  3. Se questa è la tua casa… vengo spesso a farti visita, ed ogni volta che passeggio tra i tuoi versi avverto il senso di calore umano che vi riponi…

  4. Cristina, sognare costa a volte un bel ruzzolone, come quello che ho fatto l’ultima volta che ho levato i piedi da terra. Invece ho scoperto che vivo meglio se li tengo ben piantati e non mi aspetto niente, così se poi qualcosa arriva lo stesso sai che ciucca che mi prendo?

    Frail, il bello è che casa mia assomiglia davvero a quel quadro. L’autore, che a me piace moltissimo, è Edward Hopper, e ne trovi altri suoi qua.

  5. @Buccia: sono in sindrome premestruale, piango per tutto, mi arrabbio per tutto, mi sento una schifezza in tutto. 😉

  6. Elo, lo dico sempre alle mie figlie: tenete duro, dopo una quarantina d’anni di più o meno onorato servizio, il vostro utero andrà in pensione, non prima di avervi regalato altri 5 o 6 anni di simpatici sintomi neurovegetativi che scocceranno pesantemente anche chi vi circonda. Ma quel beato giorno arriverà, e starete finalmente da dio 30 giorni al mese. Peccato che per allora potreste essere già nonne…

  7. E’ proprio un bel pezzo.

    Allora qua c’e’ il cappotto, la neve c’e’, tu occupati del the’, io dell’apfelstrudel che, come hai visto, mi viene bene.

    Ma i viaggi da raccontarti e l’amore li devo ancor trovare….per quelli ripasso tra qualche anno.

    Per oggi, un the’ va bene, col limone, per piacere. Grazie per il link.

  8. Falloppio sei simpatico, e dato che sei spiritoso non credo che fraintenderai il post che ti ho dedicato. Non mi conosci, ma sono solo l’alter ego di buccia: se ti fidi di lei, puoi fidarti anche di me.

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