I diritti del lettore secondo Pennac # 1

Pennac

Ho finito da poco di rileggermi quasi tutto ciò che ha scritto Daniel Pennac, un uomo/un mito, per me. Guarda poi com’è carino anche in foto: è decisamente il mio tipo. Così insomma ecco mi è venuta voglia di buttar giù qualche considerazione personale a proposito del suo celeberrimo decalogo dei Diritti Imprescrittibili del Lettore, e oggi vi rifilo il mio commento al primo. Poi per gli altri si vedrà.

1. Il diritto di non leggere

Mettiamola così: se non esistessero quelli che non amano i libri, noi lettori non potremmo ritenerci un popolo di privilegiati. Sì, perché confessiamolo: ci sentiamo adepti di una setta giusta, detentori di una verità esclusiva; ci consideriamo, rispetto ai non-lettori, persone superiori per sensibilità, intelligenza, cultura. Siamo portati a deridere con sufficienza coloro che non hanno ricevuto la nostra rivelazione, quella che dietro la copertina di un libro si sveli un intero universo parallelo dove si rincorrono e si alternano sensazioni e opportunità migliori, più affascinanti e soprattutto liberatorie. Siamo dell’idea che chi non varca quella porta resti schiavo della barbarie, dell’oscurantismo, della piattezza quotidiana, mentre noi ce ne affranchiamo.
Ma in fondo, riflettiamoci, è libertà la nostra che ci incatena alle pagine scritte e alle illusioni che contengono, o lo è quella di chi non avverte il bisogno di sfuggire alla realtà attraverso i sogni degli scrittori? Non sarà che sono più realizzati e più consapevoli i non lettori, quelli che sono esenti dalla nostra passione (e ogni passione contiene in sé i germi dell’asservimento) e possiedono invece in se stessi la capacità di gestirsi, di bastarsi?
Ammettiamolo: troppo spesso ai nostri sentimenti, alle nostre gioie oppure sventure, alle stesse decisioni che prendiamo, noi diamo il volto, il nome, i gesti e la partecipazione di quei personaggi di carta e inchiostro nei quali ci immedesimiamo con ardore. La nostra passione per i libri, per le storie raccontate, non sarà una fuga da un’identità imprecisa – la nostra – che ci va stretta, che si dimostra quotidianamente inadeguata?
Spero di no. Spero caldamente di no.
Ma se anche fosse, mi riconosco il diritto di essere umile e eternamente schiava delle catene della lettura, finché morte non ci separi.

15 thoughts on “I diritti del lettore secondo Pennac # 1

  1. Sarò brusco:

    “Ammettiamolo: troppo spesso ai nostri sentimenti, alle nostre gioie oppure sventure, alle stesse decisioni che prendiamo, noi diamo il volto, il nome, i gesti e la partecipazione di quei personaggi di carta e inchiostro nei quali ci immedesimiamo con ardore. La nostra passione per i libri, per le storie raccontate, non sarà una fuga da un’identità imprecisa – la nostra – che ci va stretta, che si dimostra quotidianamente inadeguata?”

    Credo che tu abbia colto nel segno. Ammetto che nel mio caso quello che hai scritto è quello che accade, anche se non sempre. Non credo di essere l’unico, però. Penso che molti abbiano ancora questa visione “romantica” della lettura, anche se non sempre sono disposti ad ammetterlo.

    Per quanto riguarda la dicotomia lettori/non lettori, penso che anche in questo caso tu abbia fotografato la realtà in maniera esatta; credo, però, che le due categorie siano totalmente indipendenti l’una dall’altra, che abbiano entrambe una loro dignità e che debbano e possano continuare ad ignorarsi a vicenda.

    Come lettore abituale (e neppure di cose particolarmente “alte”) ammetto di andare in giro con un certa arietta altezzosa… quando entro da Feltrinelli, a Pisa, mi sembra strano che non ci siano i corrazzieri che si mettono sull’attenti…

    Domandina extra: ma davvero “I sentieri dei nidi di Ragno” non ti piglia? Me lo confermi?

  2. Lo snobismo del colto o presunto tale…già Foudre.

    Vera anche l’analisi di Buccia, certo. Forse, reduce da Pennac (come un romanzo, cito a memoria il titolo e forse sbaglio): sottolinei passaggi che condivido anch’io, modesta penna e ancor più modesto occhio di lettrice distratta e svagata.

    Io frequento personaggi che non leggono per scelta; sanno bene cosa si trova in un libro ma decidono di non averne bisogno. Non hanno difetti, non hanno carenze. Hanno semplicemente altre Abbiamo in comune altre cose, non i libri.

    Insomma: il mondo dei lettori e dei non-lettori è si costituito da due universi paralleli, ma i corridoi che li collegano si trovano, e si chiamano sentimenti.

    Mi sono avvitata? Può darsi…

  3. si vede che son stanchina: mi scuso per i numerosi errori nel commento qua sopra.

    Avvitatissima et avvilitissima vostra Cri

  4. Allora siete d’accordo che Pennac è un grande? Bene bene bene. Se trovo il tempo, continuo. E grazie, ragazzi.

    ps: sì, il decalogo è tratto da Come un romanzo, che considero un testo fondamentale e da introdurre nelle scuole. Basta con i libri noiosi, basta con Manzoni e soci: i nostri ragazzi bisogna invogliarli a leggere, non dissuaderli. Augh.

  5. Basterebbe fare come Daniel, che semplicemente si è rimesso a leggere ad alta voce senza chiedere niente in cambio.

  6. pennac è un grandissimo.

    in sala borsa a bologna i diritti del lettore erano scritti a caratteri tutti diversi nel grande atrio tondo d’ingresso -poi son stati sostituiti da dei maxi video, ma questa è un’altra storia.

    io non ci credo a chi non legge per scelta, perchè già sa. chi non legge preferisce altre emozioni, e si legge per passione più che per metter sù bagagli. che poi pesano anche, ed uno dei diritti che io rivendico è quello di leggere con superficialità, per il puro gusto di entrare in una storia, e magari dimenticarla e rileggerla per caso e trovarla cambiata.

  7. Pennac invita a non discriminare con disprezzo chi non legge. Una lezione di tolleranza su cui ammetto di aver riflettuto molto. Del resto c’è chi non si emoziona per la musica, altri restano indifferenti davanti alla pittura… mah, per me ogni scelta va rispettata, purché sia basata su una convinzione onesta e non su un puntiglio o una rivalsa, insomma sull’ipocrisia.

    Lo dico perché c’è una cosa che non so bene come spiegarmi: io vengo da una famiglia di lettori accaniti e sono cresciuta in mezzo a una marea di libri, che non hanno fatto che aumentare la mia smania di leggere. Le mie figlie invece, seppure intelligenti, brave a scuola e prossime alla laurea entrambe, oltre ai testi di studio non hanno mai letto altro. Giusto qualche thriller di facile evasione, qualche Littizzetto per riderne con gli amici. Io, la mia passione e i miei libri siamo guardati da loro due col compatimento che si riserva ai malati di fissazioni.

    La mia spiegazione è che non vogliano somigliarmi in questo interesse per la lettura per affermare così la loro individualità e autonomia dalla figura materna, e in generale dalle figure di riferimento.

    A me, devo dire, ‘sta cosa rattrista anzichenò.

  8. Perchè forse sei irraggiungibile, Buccia.

    Se avessi una mamma speciale, brava praticamente in tutto quel che fa, mi sentirei sempre un po’ meno brava di lei.

    Cercherei altri spazi per dimostrarle che esisto e sono altrettanto valida.

    Ma io sono io…

    Radiobeba ha straragione: rivendico anch’io il diritto di leggere con superficialità, anche perchè tiro l’acqua al mio mulino.

    Non dicevo che chi non legge sa già. Chi non legge preferisce fare altro.

    Non per questo è inferiore a chi legge.

    Pennac è grande, però io non riesco a entrare nella sua prosivendola.

    Si capisce che non è il momento.

    Ciao, vado. A presto.

  9. Cristina, non so proprio da dove deduci che io abbia tante qualità. Se dici di me che sono una che sgobba da mattina a sera nel patetico tentativo di conciliare l’inconciliabile, hai già detto fin troppo.

    La prosivendola forse non è il migliore; il mio preferito è Signor Malaussène, ma subito dopo ci metto La fata carabina.

    Radiobeba: mi capita spesso di fare con superficialità la prima lettura, giusto per andare subito al nocciolo e scoprire la fine. Ma questo mi permette più avanti di rileggere e di scoprire tutti quei tesori nascosti sui quali avevo sorvolato.

    ciao ragazze!

  10. Ehi, nessuna mi ha detto cosa ne pensa di Daniel uomo: non lo trovate carino, con quell’aria spettinata e simpatica proprio da tipico prof di lettere, e per di più francese?

    Io ho un debole per i francesi.

    Io Pennac me lo sposerei, ma che dico, no no no, mi è scappata: al massimo instaurerei una convivenza, ecco.

  11. Si, è carino perchè sa aggiustarsi i capelli sul finto spettinato, mettersi gli occhiali tondi per sdrammatizzare, indossare comode giacche, guardare con gli occhi furbetti e buoni.

    Io amo moltissimo gli occhi buoni.

    Se te lo sposi mi inviti?

    ciao.

  12. Ciao Foudre, ciao Buccia: buona settimana.

    Secondo me Harry ha un’espressione tipo celestino sbarrato più che sul buono furbetto. Sarà per esigenze di inquadratura, ma lo vedo assai poco Pennac, per dire.

    Arrivederci.

  13. Ciao Cristina, sei intera o a pezzi? Ma tu pensa: ho sentito da qualche parte che l’attore diciassettenne di Harry Potter è fra i maschi più sexy del mondo. Da mettersi le mani nei capelli. Io resto per Daniel: mi fido di più di un sessantenne.

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