Non so voi…

… ma io ne ho abbastanza.
Finalmente domani sarà finita, questa campagna elettorale che poco ha avuto a che fare con la politica e con gli elettori, ma alla quale va riconosciuto il merito di aver dimostrato che il livello di democrazia nel nostro paese è effettivamente molto alto, forse illimitato, dato che in queste settimane è stata concessa la massima libertà a tutto e a tutti. Nessuno è stato privato del diritto di proclamare i suoi sorci verdi e chiunque ha potuto dire la sua nei modi e negli spazi più vari e opinabili. Non ci è stato fatto mancare niente, nessuna censura (meglio: nessuna auto-moderazione, nessun senso della misura, del reciproco rispetto, nessun senso di civiltà insomma) ha mitigato una sola esternazione in quel fiume di spropositi che è stato speso dall’intera classe politica, e da una sua parte più delle altre. Abbiamo potuto assistere in tutta libertà a una insensata fenomenologia oratoria dalla quale la dialettica politica spesso ha latitato per essere sostituita da toni da mercato rionale e da mezzucci da guitti d’avanspettacolo. Quello che ci siamo sorbiti non è stato un confronto di idee e di programmi ma uno show di infimo ordine, con il copione ricalcato su quello di una sceneggiata di pessimo gusto. Non politica, ma schiamazzi. Non politica ma battibecchi da portinaie (le portinaie non si inalberino, è un modo di dire non mio e che non amo ma che uso per praticità), risse da ragazzini in crisi ormonale, chiassate da cortile di quartieri degradati, litigi condominiali, dispettucci da asilo, sbeffeggiamenti da gentuccia, spintoni da maleducati, tutto un repertorio becero e off topic che ha interdetto e umiliato i cittadini costretti a subirlo. I quali avranno anche le loro colpe, perché sottostare così supinamente, con fatalismo tutto italiano, senza indignarsi in modo efficace davanti a tanta barbarie verbale, senza mobilitarsi per estirpare di sotto a certi onorevoli sederi le poltrone di un indebito potere, senza scendere fattivamente in piazza per far sentire la voce del disgusto (come fanno – tanto per dire – i francesi in queste settimane) non fa certo onore a nessuno. Forse è mancata la partecipazione, e prima ancora una più profonda consapevolezza; certo è che la mia sensazione è che il cittadino sia un po’ rimasto a guardare, sbigottito, le meschinità del panorama politico italiano lasciandosi prendere più dallo sconforto che da una concreta ribellione.  
Ma ormai è fatta: con domani si chiude questa pagina maleodorante, e ne usciremo tutti un po’ più pesti di prima, un po’ più curvi sotto una Grande Vergogna. Non ci resta che ricominciare da zero dopo la votazione, quale che sia il suo esito. Ricominciare col piede giusto, riprendendoci la politica e il nostro paese, riprendendoci la vita e la fiducia in un futuro dove la più diffusa aspirazione non sia quella di diventare un ricco imprenditore e/o il presidente di qualcosa, presidente purchessia, anche solo di una squadretta di calcio da oratorio. Rigorosamente senza passare per le tappe intermedie, si intende.
E comunque sta per finire, questa campagna elettorale di buffoni e di ometti da poco. Ancora poche ore, purtroppo più che sufficienti perché ci vengano appioppati gli ultimi scherzi da prete, le ultime gags di insulti, le ultime sparate di astiosità personale e tutte le inqualificabili bassezze che caratterizzano l’attuale contraddittorio politico e sociale, il quale, in buona sostanza, avviene sulla nostra pelle e sopra – un bel po’ sopra – le nostre teste.
Sta per finire questa gazzarra, e avremo un paio di giorni di silenzio e di rispetto per le nostre orecchie, i nostri nervi e le nostre intelligenze individuali, sulle quali tanto scherno è stato profuso.
Ma prepariamoci già, da lunedì pomeriggio, alla ripresa delle ostilità, alle trombonate, alle fanfare e ai fischi, agli insulti e alle bestemmie, alle denunce di brogli (pericolo secondo me reale, non tanto quello dei brogli quanto quello delle denunce), al sarcasmo da quattro soldi, ai ruggiti e alle lacrime da coccodrillo, alla propaganda postuma, alle recriminazioni velenose, a tutto il ridispiegamento del repertorio di bassa lega che ci ha esasperati e mortificati fin qui. Dico solo questo: che non dovremmo permettere ai vincitori, chiunque siano, di perdere un solo minuto del loro mandato in ulteriori chiacchiere, rivalse, sberleffi, sputi in un occhio, pavoneggiamenti e millanterie. Al contrario, sentiamoci tenuti a verificare con la massima severità che si rimbocchino le maniche e scollino dalle poltrone i loro augusti sederi un secondo dopo la proclamazione, e che si mettano immediatamente e seriamente a cercare – lo sapranno loro, dove; li paghiamo per questo – i modi e i mezzi per rispettare le promesse con le quali ci hanno, se non convinto del tutto, trascinati di peso e con la molletta sul naso a votare, consci di essere ostaggio di una scelta dura quale quella fra una destra tracotante e una sinistra spenta. Dovrà essere nostro impegno ricordare loro che abbiamo esercitato questo urgente diritto-dovere non per il loro orticello (che sta già fin troppo bene) né per il nostro (troppo piccolo per essere significativo), ma per quello trascurato, saccheggiato e offeso dell’intero Paese. Facciamo loro sentire il nostro fiato sul collo, e la prossima volta che ci sentiremo fregati, non facciamoci pregare per rimandarli a casa.

13 thoughts on “Non so voi…

  1. siamo in tanti ad averne abbastanza.

    spero che siamo in abbondanza,

    perchè se non ci è bastato tanto

    allora anche dire basta sarà dura.

    fiduciosamente.

  2. Tutto vero.

    Domani notte le orecchie fischieranno come per un frastuono improvvisamente cessato.

    Sarà strana, molto strana, questa attesa silenziosa.

    Le ultime ronde a ricoprire i manifesti dell’avversario politico, fino a stratificare una crosta indicibile che si staccherà da sola dai muri esausti.

    Gli ultimi galoppini dai piedi gonfi a seminare mazzi di santini con il logo e la faccia anonima dell’eleggibile di turno nelle caselle postali.

    Le ultime schermaglie televisive ridotte a gomitate e calci negli stinchi televisivi, figuriamoci davvero se non si metteranno le mani avanti invocando la presenza di ispettori ONU a garanzia della regolarità del suffragio.

    A tanto siamo arrivati: e mi vergogno a pensare che il rigore grigiastro delle tribune politiche democristiorse all’epoca ci sembrava tedioso…

  3. Passo per ringraziarti della tua partecipazione al mio superbo, inarrivabile concorso. Tornerò a leggerti con calma.

    Ciao

  4. Ho visto l’altra sera “Il Caimano”.

    Mi sa che il finale l’ha azzeccato in pieno, Lui non se ne andrà in silenzio…

  5. Purtroppo, l’opinione pubblica italiana non mi sembra che sia molto reattiva. Sarà il bombordamento sistematico di una tv per imbecilli, sara l’abitudini a vedere solo gli interessi spiccioli del momento specifico. Non lo so…

    So che un personaggio come l’attuale premier non riesco a immaginarlo in un una grande democrazia, in un contesto diverso dal Bel Paese, dove il sì sona.

    Penso che abbia davvero ragione lui: siamo stati e siamo (fino a prova contraria) dei coglioni a lasciarci infinocchiare prima e a non avere avuto la forza di mandarlo via prima…

    In bocca al lupo all’Italia e agli italiani

  6. no che non se ne va in silenzio…

    è l’ora di stringere i denti, i cordoni della borsa, e già che ci siamo anche le chiappe. (non si sa mai!)

  7. Domani è un altro giorno.

    Domani è un altro giorno.

    Domani è un altro giorno.

    E’ un karma. Un karma. Un karma.

    Lo ripeto, ripeto, ripeto.

    Si capisce che sono nervoso, nervoso, nervoso? Anzi, sulle spine! Quelle della Rosa nel pugno. Chissà..

  8. Grazie a tutti per i riscontri. Volevo solo mettere nero su bianco la mia indignazione per i toni circensi di questa campagna elettorale, attraversata da troppi odi personali in un campo, la politica, che proprio perché riguarda noi tutti dovrebbe essere libero da queste meschinerie e improntato invece alla valorizzazione delle idee, delle idee migliori per il bene di tutti. Lo so, la mia visione è utopistica, perché i cuscini delle poltrone del potere devono essere di un comodo che noi poveri mortali neanche ci sogniamo, e non possiamo convincerci che basti averli provati una volta per desiderare di collocarci il culo per sempre e a qualunque costo, e che il resto vada a farsi fottere.

    Comunque vada, la politica ha perso, e quindi hanno perso i cittadini. Un vincitore netto c’è già, nel bene e nel male, ed è il potere mediatico, dal quale discendono conseguenze spesso spaventose come il lavaggio dei cervelli e la menzogna legittimata dai megafoni.

    Di tutto ciò sono INCAZZATA NERA. Altro che nervosa.

  9. sono d’accordo con te,bucciadimela-è la politica che esce a pezzi da questa campagna (?) elettorale ed essendo i cittadini i primi fruitori della politica e i delegati,attraverso il voto,a stabilire a chi tocchi la responsabilità di governare,sarà dura ricostruire un rapporto di fiducia già abbastanza logorato-nel momento in cui qualsiasi stupidaggine ha una risonanza mediatica spropositata,si perde di vista il tema e l’oggetto del contendere:una politica che sia veramente al servizio del Paese-ricorrere alla paura di-al Dio ci scampi da-non rende un buon servizio alla maturità della classe politica-e la parola Libertà suona ormai come un vuoto rimbombo in questo frastuono-

    mi permetto una previsione positiva (…) da lunedi,se possibile,sarà anche peggio

  10. Da lunedì, forse, tocca veramente a noi. Chiunque vinca, prenderà in mano le nostre vite e quelle dei nostri figli. Non dovremmo permettere che vengano prese decisioni sulla nostra pelle o contro quel minimo di codice morale che è comune a tutti. Non dovremmo più assistere allo sfascio economico e dei valori (primo fra tutti l’onestà, che è stata fatta fuori dalla furbizia) come spettatori distratti. Non dovremmo più limitarci a sbuffare rassegnati, cambiando canale come se quello che ci succede intorno (e addosso) fosse un reality-show. Non è fiction, ma una realtà grave come gravi sono le conseguenze. Tocca a noi farci sentire, tocca a noi dissentire in modo netto ogni volta che assistiamo a comportamenti e scelte che giudichiamo irresponsabili. Tocca a noi se non ci fidiamo più di chi ci rappresenta. Non invito a bruciare cassonetti, ma a seguire con meticolosità da giudici gli avvenimenti politici, perché è quello che siamo: giudici, e proprio per questo domenica andremo a condannare qualcuno e ad assolvere (magari con la condizionale) qualcun altro. Seguire ciò che avviene nelle stanze dei bottoni non è facile, ma si può e si deve cominciare con l’incrementare la partecipazione alla vita politica nei nostri ambiti: consigli di quartiere, consigli comunali, insomma dal basso, da dove si arriva. E informiamoci, leggiamo, chiediamo, documentiamoci: riappropriamoci della gestione della cosa pubblica, di cui non siamo utenti ma protagonisti. Insomma, quella che va coltivata è una accresciuta coscienza civile, che ci faccia prendere in considerazione un orizzonte più ampio del nostro piccolo orto personale. E’ una responsabilità che abbiamo anche verso i giovani e i nostri figli, perché il mondo sarà comunque sempre pieno di furbi e di prevaricatori, ma sta a noi insegnare a distinguerli e a prenderne le distanze.

  11. C’era un’intervista a Nanni Moretti sul sito web di Repubblica che ad un certo punto giudicava il commento di un alto esponente di cdx (‘alto’, dunque non poteva trattarsi del premier ;-)) sulla boutade finale sul taglio dell’ICI. Osservava il notabile dell’opposta schiera “espediente demagogico, ma efficace”; rincalzava Moretti “strano che si adombri la negatività dell’esser demagogici e si esalti l’effetto, infischiandosene delle implicazioni sottostanti”.

    E questa è una; l’altra è che non son sorpreso dell’epiteto ‘coglioni’ lanciato dal capetto del governo contro metà dell’elettorato (e speriamo qualcosa di più), semmai mi sorprende, perché mi suona sinistro e non mi trova rassegnato, la convinzione di ‘ilvio che tutti ma tutti vadano a votare pensando esclusivamente al proprio portafoglio.

    Ecco, l’idea di ‘politica’ io la intendo proprio all’opposto: trovare le soluzioni migliori per tutti, o quantomeno per la maggioranza senza danneggiare la minoranza. Ma qui, rendiamocene conto, a fare il bello e il cattivo tempo per 5 anni è stato uno che i) non ha mai fatto un congresso democratico nel suo partito; ii) ha finanziato personalmente, e chissà con quali soldi, la campagna elettorale del suo partito-azienda; iii) ha un concetto di imparzialità tale che secondo lui a maggior peso elettorale (ed economico, aggiungo io) dovrebbe aver più spazi propagandistici. E potrei continuare fino a domattina.

    Mi auguro da lunedì di cominciare ad incalzare l’altra metà dell’emiciclo. Senza più l’alibi del berlusconismo. La mia fiducia non è una cambiale in bianco, adesso men che mai.

  12. Che sollievo stamane, ritrovarci in un silenzio arcano, dopo il chiassoso vociare dei nostri pseudo-politici con un lessico da bar dello sport. Penso che la sudditanza televisiva di molti connazionali rappresenti ormai incurabile patologia mentale. Quante ne abbiamo dovuto sopportare in questo lustro da un furbo-bugiardo commerciante! E’ urgente sbarazzarcene, ormai è pericoloso oltre che insopportabile. Insopportabili sono anche i suoi compari leghisti. Nel mio paese c’è un monumento ai caduti della prima guerra mondiale: decine di vittime immolate per l’unità della patria.

    A che è servito il loro sangue, Signori leghisti ?

    Che l’Italia torni ad essere un Paese normale, non è solo auspicio, è un augurio rivolto a tutti i connazionali.

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