Diari da Magdenbad, cap. 35

Picasso_Ritratto-di-Olga-in-poltrona-1917Ma indubbiamente da qualche giorno c’è, nell’aria, qualcosa di nuovo e di fastidiosamente falso. Sembra di vivere a passo ridotto, tutti un po’ intrappolati in una attesa priva di nome eppure densa di sussurri. La scarsità di notizie induce a sostenere una perenne finzione, con la quale si tengono a bada le domande alle quali non c’è modo di avere risposte certe; si finge che tutto vada bene come al solito, come prima, e che nessuno dia peso a qualche ritardo, qualche trascuratezza, qualche inadempienza.
Vediamo bene che giorno per giorno ogni cosa, dal servizio dell’albergo all’umore generale, ha perso il suo smalto; che il personale è disattento, le pulizie un po’ più carenti, i menu un po’ meno vari e fantasiosi; eppure ci passiamo sopra, come se facendo rilevare questi segni di decadenza rischiassimo di sentircene parte noi stessi, o di svelare la nostra apprensione, il nostro allarme, e dar corpo a quelle che vorremmo tanto fossero solo ombre passeggere.
Tuttavia non tutti sanno dominare dignitosamente il nervosismo; le Ottermann, ovviamente, non fanno alcuno sforzo per mascherare il loro disappunto, anzi i molteplici motivi dello stesso, iniziati quando gli ufficiali sono stati consegnati nella guarnigione e hanno perciò interrotto bruscamente la girandola di visite, inviti e corteggiamenti danzanti che sembravano rappresentare per le esuberanti sorelle il vero scopo del loro soggiorno. All’inizio della settimana avevano tentato di partire, ma a modo loro, di furia e senza programmare, convocando una carrozza e poi rimandandola in malo modo dopo aver constatato che era insufficiente a trasportare tutti i bagagli e soprattutto che il conducente pretendeva, per i rischi del viaggio, una cifra a loro avviso offensiva. Durante l’attesa e la trattativa, ossia per mezza giornata, le casse e le cappelliere già fatte chiudere improvvidamente hanno intralciato il passo a tutti lungo i ballatoi e le scale. Ieri a cena, stizzite più che mai, hanno alzato la voce con un cameriere per una pietanza giudicata scadente, ma con tali toni ineleganti che Dimitri, alle cui spalle si svolgeva la scena, ha piantato lì le sue posate e si è alzato di scatto, allontanandosi senza nemmeno scusarsi. L’ho solo sentito sibilare tra i denti “Intollerabile!“. Subito è accorso Rubin, ha preso in mano la situazione ed è riuscito a rabbonire le due capricciose clienti e a ripristinare in sala un minimo di decoro; anche io, che sono sempre stata incapace di far fronte agli scatti d’ira, mi sono imposta di terminare il pasto con gli occhi sul piatto e la gola stretta. Più tardi ho raggiunto il mio amico nel giardino, trovandolo seduto sulla panchina sotto il tiglio con accanto lo stesso Rubin intento, stavolta, a rabbonire lui in una sommessa conversazione tra uomini nella quale qualche buona tirata di pipa e alcune ironiche battute sulle nevrosi femminili hanno certamente avuto il loro peso e prodotto i loro effetti.
Stamane è toccato a me di avere una lamentela, ma ho preferito esporla con discrezione: al momento di cambiarmi per il pranzo di mezzogiorno, ho trovato la mia camera nello stesso disordine in cui la avevo lasciata uscendone la mattina. Ho informato subito Olga, che ne è rimasta assai mortificata e ha incolpato del disguido le nuove cameriere assunte da poco per la stagione; poco dopo è tornata a riferire che la manchevolezza era stata rimediata, e non ha mancato di reiterare le scuse della Casa e l’assicurazione che l’incresciosa inadempienza non si ripeterà. Ma io non posso fare a meno di sospettare che del riordino della stanza si sia occupata lei stessa.
E infine sì, c’è qualcosa che non mi torna, c’è un sospetto crescente di menzogna, la stessa forse di cui parla Gregorius; la flemma e la bonomia di Olga e Rubin anche di fronte alle sempre più frequenti lacune del servizio mi convincono sempre meno, perché in realtà non c’è nessuna nuova cameriera, nessuna faccia nuova tra il personale, e neppure sembra che ve ne sarebbe bisogno dal momento che nessun nuovo ospite è arrivato e le camere sono ancora in massima parte libere, al Nordsee come negli altri alberghi, che esibiscono troppe finestre chiuse e troppo poca animazione sulle verande. Non solo: da qualche giorno non vedo più due giovani inservienti, due ragazzi che erano addetti ai lavori più vari e umili, e ho notato che anche l’ortolano che accudiva le galline e tagliava la legna non si è più presentato al lavoro. Sono segni, tanti e non del tutto insignificanti, di un serpeggiante disordine, di una avanzante destabilizzazione.

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