Lettere dal fronte .5

Carissima sorella,
questa è sicuramente l’ultima lettera che ti scriverò, e forse non ti arriverà mai. Poco fa abbiamo udito da lontano il rombo di un aereo, il primo dopo mesi, e abbiamo capito che è la fine. Siamo corsi tutti al riparo sotto le brande con l’elmetto in testa e qualche sacchetto di sabbia intorno, difese ridicole rispetto ai danni del bombardamento che ci aspetta. Non sappiamo se l’aereo sia dei nostri o dei loro; in ogni caso quando sgancerà ci prenderà tutti senza distinzione. Ho solo il tempo per mandare l’ultimo saluto a te e a tutti; vi voglio bene, mi siete mancati e morirò con il rimpianto di non aver fatto qualcosa di bello per tutti voi. Abbraccia la mamma, il papà, gli zii, i prozii, i nonni, i fratelli, le sorelle, i cugini, i vicini di casa, i miei vecchi amici riformati o già reduci, il farmacista, il vinaio, la panettiera, la mia maestra, le monache dell’asilo, il curato con la perpetua e il sacrestano, Ermeline col marito gobbetto, il maresciallo della gendarmeria, la locandiera della Vache qui rit e tutti quelli che mi conoscono.
Eccolo che si avvicina, ormai ci è quasi sopra. Non piangete per me: la vita è bella.
Addio addio addio.

Macché! Non era mica un bombardiere. Era un aereoplanino sbilenco che zigzagava un po’ ubriaco lanciando volantini sopra il paese, sopra i crinali da muli della collina e sopra le nostre trincee. Ha fatto due o tre volteggi allegri e poi si è allontanato, lasciando il terreno cosparso di foglietti svolazzanti che siamo subito corsi a raccogliere. C’era scritto “Guerra finita 0 a 0! Rompete le righe! Tutti a casa!”
Noi abbiamo cominciato a saltare di gioia come scimmie, ma il tenente ha voluto avere la conferma ufficiale e ha chiamato il comando. Noi tutti zitti e tesissimi ad aspettare il responso. Quando è tornato gli abbiamo chiesto: “Con chi ha parlato?” E lui, perplesso: “Con la donna dei cessi delle pulizie. Dice che è rimasta lei sola a riordinare, gli altri sono tutti di sotto al bar del quartier generale a far casino baldoria”. Era tutto vero, è proprio finita, e nessuno ha perso, ma tutti noi abbiamo vinto contro la guerra. Infatti dalla valle, la nostra di qua e la loro di là, arrivava il suono delle campane a festa e il fumo dei barbecue che i paesani hanno subito cominciato ad allestire.
Allora è saltato il primo tappo e non ci siamo più trattenuti. Brandendo ciascuno un paio di bottiglie di Chardonnay, abbiamo scavalcato il filo spinato e siamo corsi incontro agli altri, anche loro forniti di vino e gasati come noi, e lì in mezzo, nella terra non più di nessuno ma di tutti, ci siamo abbracciati, ubriacati e scambiati le maglie. Poi abbiamo giocato la partita del secolo ma eravamo così fuori di melone che ogni due minuti dovevamo bere un sorso per riprendere fiato, e nessuno è riuscito a fare un tiro in porta che fosse uno. Coerenti fino all’ultimo, e amici per sempre. Ti confesso: al momento di salutarci avevamo tutti la balla triste ed eravamo già pieni di nostalgia, di voglia di rivederci presto.

Ora stiamo sbaraccando e presto scenderemo in paese dove ci stanno preparando un pranzo interminabile: sembra che metteranno dei tavoli lungo tutta la strada principale e si mangerà, si berrà e si ballerà fino a notte fonda. Poi per la prima volta in tanti mesi dormiremo in un letto vero, e personalmente non avrò che l’imbarazzo di scegliere quale. Sai cosa ti dico? Che mi sento giovane come se avessi vent’anni, e invece ne ho quasi venticinque, non è incredibile?
Abbraccia di nuovo la mamma, il papà, gli zii, i prozii,i nonni, i fratelli, le sorelle, i cugini, i vicini di casa, i miei vecchi amici riformati o già reduci, il farmacista, il vinaio, la panettiera, la mia maestra, le monache dell’asilo, il curato con la perpetua e il sacrestano, Ermeline col marito gobbetto, il maresciallo della gendarmeria, la locandiera della Vache qui rit e tutti quelli che mi conoscono.
Digli che sta tornando, tutto intero e in ottima forma, il loro affezionatissimo
Damien

poscrittum: a ripensarci, credo che mi fermerò in paese ancora qualche giorno. Mi sto lavorando Sono in trattative con una certa vedova Clicquot per un suo piccolo vigneto sul quale ho un mio progettino. Se va tutto come dico io, sarete fieri di me.

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Lettere dal fronte 70 anni dopo

5 thoughts on “Lettere dal fronte .5

  1. Ero rimasto indietro e mi sono un po’ spaventato quando ho iniziato a leggere questo prima delle altre… già finite? Continui a tenere un tono divertito e leggero che mi piace parecchio :-)

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